Oggi girando per Aliano, in provincia di Matera, sembra di sentire l’eco dei “capitoli” del libro di Levi, ogni angolo ed ogni casa del borgo creano una sensazione quasi favolistica di un corpo che diventa entità e ritrova il suo posto all’interno delle pagine di un libro.
veduta di Aliano |
Tutti i luoghi descritti da Levi sono stati acquisiti dal Comune che ha creato
un specie di paese-museo, non solo i luoghi simbolo ma anche tutti i documenti
cartacei originali.
Un paese-museo che a gennaio del 2015, in occasione del quarantesimo anniversario della sua morte, ha aperto ufficialmente “l’Anno Leviano” che prevederà tantissime iniziative legate allo scrittore.
Un paese-museo che a gennaio del 2015, in occasione del quarantesimo anniversario della sua morte, ha aperto ufficialmente “l’Anno Leviano” che prevederà tantissime iniziative legate allo scrittore.
funerali di Carlo Levi ad Aliano |
Era il 4 gennaio del 1975 quando moriva Carlo Levi chiedendo espressamente di essere seppellito “tra i suoi contadini” ad Aliano.
Spesso gli esseri umani vengono “folgorati”, durante il cammino della loro vita, da qualcosa di unico, stupendo ma anche misterioso e antico.
Carlo Levi incontrò nella sua vita la durezza delle leggi fasciste ed il confino, ma quasi come una “legge del contrappasso” di dantesca memoria, il regime, anziché creargli un danno, gli donò una nuova vita. E gli fece riscoprire la sua anima. Levi toccò con mano la cultura lucana, la sua gente e ne rimase appunto “folgorato”.
Oggi la “sua” Aliano è molto diversa, e nel contempo
identica a quella che conobbe durante il confino.
Diversa nelle infrastrutture, anche se le strade sono ancora
le stesse e i mezzi pubblici sono di meno di 80 anni fa; diversa nel fatto che
al posto di muli e carretti ci sono automobili ed autocarri; diversa nelle
tecnologie e tecniche agricole e nel
fatto che gli anziani adesso hanno il “passatempo/spegni cervello” della tv. E
poi mentre allora la malaria era uno dei mali che affliggevano la Val D’Agri e
i suoi abitanti, oggi sono le compagnie petrolifere che fanno ammalare ed hanno
distrutto e continuano a distruggere quei paesaggi così belli da ispirare tutti
i quadri dello scrittore.
Ma allo stesso tempo identica nella cultura; nella
lontananza da uno Stato che è più un “patrigno crudele” che un “padre amoroso”;
nell’emigrazione dei suoi migliori figli e negli usi e costumi.
Identica a quel romanzo, “Cristo si è fermato ad Eboli”, che ha acceso i
riflettori su un popolo ed una terra che dopo l’unità d’italia (scritto
volutamente in minuscolo) divenne una colonia del “nuovo stato” e che tuttora
perdura. Identica in tutte le sfaccettature antropologiche che Levi trovò
quando vi soggiornò.
la casa-museo di Carlo Levi |
Quindi un anno pieno, ma soprattutto un anno in cui si respirerà, per i vicoli del paese, quell’identità lucana che ne crea l’indole. Quell’ identità spiegata così bene dallo scrittore Andrea Di Consoli, il quale parla di 3 distinti miti ispiratori: Carmine Donatelli Crocco, che rappresenta l’anima rabbiosa, vendicativa e ribellistica; Francesco Saverio Nitti che ritrae quella lucida concreta e razionalistica e infine Carlo Levi che esprime l’essenza lirica, mito-poetica e orfico-religiosa.
Valerio Rizzo
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