Squillace è un piccolo comune in provincia di Catanzaro, poco
più grande di 30 Kmq e con appena 3500 abitanti. Ha un borgo antico che si
sviluppa attorno ai ruderi di un castello veramente notevole e, ben poco altro.
Il mare della Marina, invece, è bellissimo, limpido e calmo.
Arrivare a
Squillace vuol dire viaggiare attraverso rigogliose colline coltivate
ordinatamente ad ulivi e agrumi. Di tanto in tanto, ti trovi dinanzi ai ruderi
di una vecchia masseria e fai un tutto nel passato, poi, intercetti una distesa
di pale eoliche, oppure un mostro architettonico che stride fortemente con il
bucolico contesto e ritorni alla realtà.
Castello di Squillace - in ricordo del processo a Tommaso Campanella |
Passeggiando per il borgo scopri che nel Castello di
Squillace, nel 1599, fu processato per eresia e congiura alla presenza del
vescovo Sirleto il filosofo Tommaso Campanella e che sulle stradine si aprono alcune
piccole botteghe artigiane dove vengono realizzate delle ceramiche molto
particolari con una lavorazione opaca, bianca su fondo color terracotta che
ricorda alcuni vetri pompeiani.
La ceramica di Squillace |
Un po’ ti stupisci del fatto che in un paesino così piccolo,
arroccato su una collina, si possegga una tale maestria e perizia artigianale
e, soprattutto ti chiedi perché hai tanto sentito parlare delle ceramiche di
Faenza e di quelle di Montepulciano e mai di quelle di Squillace.
Foglio n° 6431 del Catasto Onciario |
Passando
dinanzi ad una delle botteghe, leggi in una teca alcuni documenti storici e
scopri che nel 1756 al foglio n° 6431 del Catasto Onciario* di Napoli, per il
distretto di Squillace, erano iscritti ben 31 ceramisti, di cui 10 fajenzari e
21 maestri pignatari. I fajenzari si dedicavano alla produzione
delle “ faenze “ ovvero delle terrecotte più nobili, mentre i pignatari
producevano vasellame di uso comune. Quanto, poi, diffusa e apprezzata fosse l’arte
della ceramica squillacese lo dimostra la copia di un atto notarile datato 11.1.1753,
nel quale il priore del convento dei Carmelitani Scalzi di S. Teresa in Cosenza
commissiona a Maestro Paolo Sestito ed i suoi fratelli “10.000 rigiole
non stagnate.....per un prezzo di ducati 200”.
Atto Notarile del 1753 |
Spulciando notizie sull’argomento, scopri che la tecnica utilizzata
dai ceramisti di Squillace è di origine bizantina e che nel 1489, il Re di Napoli
Alfonso d’Aragona visitò il Castello di Squillace e ordinò
un’artistica anfora che riproduceva il ritratto di Alfonso, duca di
Calabria e l’aquila reale degli aragonesi che sarebbe stata battuta a Firenze
nell’asta Sotheby’s del 12 maggio 1982. Scopri ancora che le manifatture
squillacesi antiche sono conservate presso alcune collezioni private e in
alcuni famosi musei: Museo di Capodimonte di Napoli, Museo
Duca di Martina alla Villa Floridiana di Napoli , Museo civico di Rovereto,
Collezione Arcoleo di Palermo, Victoria and Albert Museum di
Londra, British Museum di Londra, Rohsska Konstslojmuseet di
Goteborg, Metropolitan Museum of art di New York, Musee du Petit Palais
di Parigi, Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, Museo della
ceramica di Sevres.
A questo punto ti
chiedi: come mai le promesse di grandezza di questo paesino e del suo comprensorio
sono state disattese? Perché non è divenuto un polo di eccellenza? Come mai le
15 fornaci operanti nel 1756 non sono più alimentate, sono spente, sempre che
ancora esistono? Perché questo paese che nel 1489 si meritò la visita di
Alfonso D’Aragona e che era attivo e produttivo, oggi è abitato da fantasmi e da
vecchi? Cosa è accaduto?
La risposta,
sembrerà banale, ma è sempre la stessa: è arrivato il 1861 e l’unità d’Italia è
stata fatta!!!!
* Il Catasto onciario,
precursore degli odierni catasti, fu voluto da re Carlo di Borbone nella prima metà del XVIII secolo per
il riordino fiscale del regno e fu uno strumento utile ad
eliminare i privilegi goduti dalle classi più abbienti che facevano gravare i
tributi fiscali sempre sulle classi più umili e di fatto rappresenta uno dei
più brillanti esempi del tempo di ingegneria finanziaria e di ripartizione
proporzionale del peso fiscale.Si chiamò Onciario perché la valutazione dei patrimoni
terrieri veniva stimato in once, una misura di monete molto antica
corrispondente a sei ducati. È chiaro come un meccanismo volutamente
semplice poteva assicurare un prelievo fiscale generalizzato ed accertamenti
molto rapidi – Fonte Wikipedia
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