venerdì 28 settembre 2012

Made in Sud: semplicemente…ci si abitua!

ARTICOLO DI FRANCESCA MARTIRE PRESO DAL GIORNALE ON-LINE: CORSO ITALIA NEWS  DOMENICA 09/23/2012 - 01:00



Semplicemente ci si abitua alla circum che non passa, ai fondi che non arrivano mai, alla malasanità…
Ci si abitua al fatto che tutto QUI funzioni COSì… ci si abitua ad essere chiamati “Terroni”, limitandosi a proferire un riduttivo “Vabbè”.
- Hai visto che bel progetto hanno fatto “SU”? Che bella iniziativa al “NORD”?
- Ma cosa vuoi… QUI funziona COSì…
Eppure chi direbbe che il Cantiere di Castellammare di Stabia fu il primo cantiere navale moderno?
Quanti di noi sanno che la Calabria, già ai tempi dei Borbone, era tra le regioni più industrializzate d’Europa grazie, ma non solo, al polo siderurgico di Mongiana (Vibo Valentia)? E che fu proprio lì che furono costruite le rotaie della Prima linea Ferroviaria italiana Napoli-Portici?
Ci crederebbero pazzi se dicessimo che a Messina è dal ben lontano 1783 che si discutono i primi criteri per la rapida ricostruzione post-sismica, proprio nello stesso luogo in cui ancora oggi numerosi abitanti vivono in baracche dislocate in seguito al terremoto del 1908.
O ancora, ci prenderebbero per matti se parlassimo degli svizzeri che emigrarono per venire a lavorare presso gli stabilimenti tessili di Salerno, Caserta e provincia… Uno tra i più importanti sito a Piedimonte d’Alife.
A coloro che quando vi incontrano non perdono occasione per ricordarvi quanto i Napoletani siano incivili e irrispettosi in tutto e anche nella raccolta differenziata, rispondete che proprio qui, a Napoli, fu varata la prima legge sulla raccolta differenziata per il vetro che sanciva oltre a questo, anche i criteri di pulizia delle strade ad opera del Regno e del singolo proprietario.
A chi definisce il popolo meridionale ignorante, rispondete che è colui che lo dice ad essere tale, perché ignora, ossia non sa che Napoli nel Regno delle Due Sicilie detenne il primato per numero di tipografie esistenti.
Ma forse la colpa dei nostri problemi attuali è delle tasse che non paghiamo? Degli evasori che rigorosamente sono situati al di là della linea immaginaria che divide il cosiddetto “Nord” dal cosiddetto “Sud”, luoghi non geografici ma assolutamente e puramente mentali?
Eppure con i Borbone la tassazione del Regno delle due Sicilie era più lieve rispetto a quella del resto d’Italia... Dunque, tassazione minore uguale maggiore realizzazione cultural-economica..
Un binomio che stride, che urla, che si chiede il perché…
Il perché del cambiamento, il perché di un sogno spezzato, il perché, a distanza di tanti anni, si vorrebbe costruire il Ponte sullo Stretto… in particolare ripensando al successo del primo ponte sospeso in Italia nonchè il primo in Europa continentale, datato 1828-1832 e costruito sul Garigliano, tutt’ora esistente e sprezzante dell’invidia della popolazione inglese e di quella francese; quest’ultima in particolare, che vide crollare il suo Ponte degli Invalidi sulla Senna.
Se la prima cattedra universitaria di economia è stata conferita a Napoli ad Antonio Genovesi, non dovrebbe risultarci difficile fare bene i conti in ambito economico… Eppure i detti conti non tornano se si omettono quelli che per secoli ci hanno descritto come “particolari”, gli stessi particolari che tali non sono in quanto detengono le cause del fenomeno della tanto discussa questione meridionale.
L’amara verità è che quella che avrebbe dovuto essere l’unità d’Italia divenne ahinoi la conquista del Sud ad opera dei Savoia, con conseguente utilizzo dei beni provenienti dal Regno delle Due Sicilie per colmare quelli del Piemonte Savoiardo.
Il quadro che se ne delinea attualmente è che, quello che ora appare come un Sud ribelle rispetto alle regole nazionali, fu invece assoggettato, conquistato, con la perdita di innumerevoli innocenti.
Maltrattamenti, stupri, distruzione, razzie erano all’ordine del giorno, eseguiti dagli stessi “Fratelli d’Italia”.
Generali o presunti tali avevano il compito di domare i “selvaggi”, avallati dalla Legge Pica che concedeva la libertà ai militari di fare tutto ciò che gli passasse per la mente, compreso il diritto di esercitare rappresaglia in ambito sia fisico che monetario.
Nei 40 anni successivi all’Unità d’Italia, i finanziamenti per lo sviluppo ferroviario furono gestiti in modo da collegare il Nord con il Nord ed il Nord con il Sud ma non il Sud con il Sud. Un piccolo esempio, questo, che può ricondurci a realtà quali quella lucana , ad esempio, terra meravigliosa ma purtroppo malamente collegata dal punto di vista dei trasporti.
Ma ciò che lascia ancor più impietriti, è la spesa per coste, spiagge e fari destinata principalmente al Nord… Provate un po’ a pensare alle coste del Sud…Considerate che sono di gran lunga più estese di quelle del Nord e tirate le somme… Ne verrà fuori un focus sull’Italia vista per quello che era e che è, eliminando i punti di vista e, in particolare, quello denigratore nei confronti del Meridione, frutto di un’ideologia sbagliata tramandataci da sempre.
Il Sud viene spesso accusato di aver sprecato innumerevoli quantitativi di fondi ottenuti…Ma è davvero così? In realtà, è da subito dopo l’Unità d’Italia che esso viene derubato e quello che verrà poi definito “brigantaggio” altro non è se non una forma di resistenza al depauperamento incalzante sfociata poi nel fenomeno dell’emigrazione.
Anche volendo esaminare il tutto in tempi recenti, senza guardare troppo indietro, vedremo che il piano Marshall fu rivolto primariamente per la ricostruzione del Nord Italia, già favorito in tempi addietro.
Ciò detto, questo articolo non vuole essere ne è assolutamente un invito a scagliare i suddisti contro i nordisti, ma semplicemente è un monito ad essere imprenditori di se stessi, a credere in ciò che si è.
Perché se è vero che si impara dal passato, noi ne abbiamo uno glorioso e sarebbe davvero un peccato sprecare il sangue di chi ha lottato prima di noi per una Terra migliore, dando il futuro per scontato.
D’altronde, se siamo noi i primi a non scommettere su noi stessi, chi lo farà?
Forse è proprio questo ciò che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità, quello che Thomas Sankara definisce con questa succinta quanto significativa frase:
“il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità”.


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