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giovedì 18 dicembre 2014

SPUMANTI FATTI AL SUD

nella foto FERDINANDUS la falanghina flegrea di Enodelta Di AFRAGOLA (NAPOLI)
Dopo il successo della lista dei panettoni fatti al Sud, formuliamo una nuova lista, questa volta di spumanti, fatti nelle nostre terre.
Quest' anno a Natale non far mancare la tua terra sulla tua tavola!!


ABRUZZO

- MASCIARELLI,  CHIETI
- VINI SANTOLERI,  GUARDIAGRELE (CHIETI)
- PODERE CASTORANI,  ALANNO (PESCARA)
- EREDI LEGONZIANO, LANCIANO (CHIETI)
- CHIARIERI, PIANELLA (PESCARA)
- TERZINI, TOCCO DA CASAURIA (PESCARA)
- FARAONE, GIULIANOVA (TERAMO)
- ILLUMINATI, CONTRAGUERRA (TERAMO)
- MARRAMIERO, ROSCIANO (PESCARA)
- CHIUSA GRANDE, NOCCIANO PESCARA
- MARCHESI DEL CORDANO, LORETO APRUTINO (PESCARA)
- DI SIPIO, RIPA TEATINA (CHIETI)
- VIGNA DI MORE, TIONE DEGLI ABRUZZI (L'AQUILA)
- CHIUSA GRANDE, NOCCIANO (PESCARA)

MOLISE

- DI MAJO NORANTE, CAMPOMARINO (CAMPOBASSO)
- CANTINE VALERIO, SPINETE (ISERNIA)
- CANTINE CIPRESSI, SAN FELICE DEL MOLISE (CAMPOBASSO)

CAMPANIA

ENODELTA,  SEDI AFRAGOLA (NAPOLI) E ACERRA (NAPOLI)
- CANTINA SOCIALE LA GUARDIENSE, GUARDIA SANFRAMONDI (BENEVENTO)
- FATTORIA LA RIVOLTA,  TERRECUSO (BENEVENTO)
- CANTINE DI MARZO,  TUFO (AVELLINO)
DONNA CHIARA, SEDI AVELLINO E MONTEFALCIONE (AVELLINO)
- LA MOLARA SRL,  LUOGOSANO (AVELLINO)
FEUDI DI SAN GREGORIO,  SORBO SERPICO (AVELLINO)
- GROTTA DEL SOLE,  QUARTO (NAPOLI)
- MUSTILLI,  SANT'AGATA DE' GOTI (BENEVENTO)
- ASTRONI,  NAPOLI 
- MASSERIA PARISI, BASELICE (BENEVENTO)
- I VINI DEL CAVALIERE, CAPACCIO PAESTUM (SALERNO)
- LA CASA DELL'ORCO, PRATOLA SERRA (AVELLINO)
- NINFO SERRAPOCHIELLO, PONTE (BENEVENTO)
- I FAVATI, CESINALI (AVELLINO)


PUGLIA

- D'ARAPRI',  SAN SEVERO (FOGGIA)
- MAGISTRAVINI,  GUAGNANO (LECCE)
- RIVERA S.P.A.  ANDRIA (Barletta-Andria-Trani)
- POLVANERA,  GIOIA DEL COLLE (BARI) 
- COLLI DELLA MURGIA, GRAVINA DI PUGLIA (BARI) 
- DUCA D'ASCOLI, CASTELLUCCIO DEI SAURI (FOGGIA)
- BELMANTELLO, CERIGNOLA (FOGGIA)
- ANTICA ENOTRIA, CERIGNOLA (FOGGIA)
- VINARIUS, BARI
- CANTINE ZULLO, SANTERAMO IN COLLE (BARI)
- CANTINA SOCIALE LOCOROTONDO, LOCOROTONDO (BARI)
- CANTINE MIALI, MARTINA FRANCA (TARANTO)
- CANTINE CANTELE SRL, GUAGNANO (LECCE) 
- VINICOLA MEDITERRANEA, SAN PIETRO VERNOTICO (BRINDISI)
- LEONE DE CASTRIS, SALICE SALENTINO (LECCE)
- CANTINE MENHIR SALENTO SRL, MINERVINO DI LECCE (LECCE)
- CASTEL DI SALVE, TRICASE (LECCE) 
- PRODUTTORI DI MANDURIA, MANDURIA (TA)
 

BASILICATA

- CANTINE DEL NOTAIO,  RIONERO IN VULTURE (POTENZA)
- CANTINA DI VENOSA S.C.A R.L, VENOSA (POTENZA)
- TROILO, VENOSA (POTENZA)
- LE CANTINE DEL CASALE SOC. AGR. S.R.L, MELFI (POTENZA)
- D'ANGELO, RIONERO IN VULTURE (POTENZA)
- GIOIA AL NEGRO, LAGONEGRO (POTENZA)
- PATERNOSTER SRL, BARILE (POTENZA)
- VULCANO, LAVELLO (POTENZA)
- CANTINE CERROLONGO, MARINA DI NOVA SIRI (MATERA)
- BASILISCO, BARILE (POTENZA)
- CANTINA SOCIALE SANTERAMO, MATERA
- CANTINE DI PALMA, RIONERO IN VULTURE (POTENZA)
- MASSERIA CARDILLO, BERNALDA (MATERA)


CALABRIA

- LIBRANDI, CIRO' MARINA (CROTONE)
- IGRECO, CARIATI (COSENZA)
- SERRACAVALLO, BISIGNANO (COSENZA)
- CANTINE STATTI, LAMEZIA TERME (CATANZARO)
- SANTA VENERE, CIRO' (CROTONE)
- TENUTE FERROCINTO, CASTROVILLARI (COSENZA)
- VERBICARO VINI, VERBICARO (COSENZA)
- CANTINE LENTO, LAMEZIA TERME (CATANZARO)
- CANTINE LAVORATA SRL, ROCCELLA JONICA (REGGIO CALABRIA)
- CANTINE CRISERA', CATONA (REGGIO CALABRIA)
- VINI BATTAGLIA SRL, REGGIO CALABRIA
- CANTINE CAMPOVERDE, CASTROVILLARI (COSENZA)

SICILIA

- PRINCIPE DI CORLEONE – POLLARA –  S.A.S.,  MONREALE (PALERMO)
- CANTINE SETTESOLI S.C.A.  MENFI (AGRIGENTO)  
- MURGO,  SANTA VENERINA (CATANIA) 
- MARCO DE BARTOLI, SEDI MARSALA (TRAPANI) E PANTELLERIA  (TRAPANI)
- TASCA D'ALMERITA, SEDI: PALERMO, SCALFANI BAGNI (PALERMO), SALINA ISOLE EOLIE (MESSINA), MARSALA (TRAPANI), CAMPOREALE (PALERMO) E RANDAZZO (CATANIA)
- CANTINE GRASSO, MILAZZO (MESSINA)
- GULFI, CHIAROMONTE GULFI (RAGUSA)
- MARIO CASTRO VINI, ACI CATENA (CATANIA)
- FEUDO RUDINI, PACHINO (SIRACUSA)
- CANTINE FORACI, MAZZARA DEL VALLO (TRAPANI)
- DONNAFUGATA, MARSALA (TRAPANI)
- MILAZZO - FEDERICO II REX SICILIE, CAMPOBELLO DI LICATA (AGRIGENTO)
- CANTINE FAZIO, ERICE (TRAPANI)

mercoledì 17 dicembre 2014

NOTIZIE E CURIOSITA' MERIDIANE

Nasce la rubrica: "Notizie e curiosità meridiane", in collaborazione con la piattaforma I-SUD, cercheremo di raccogliere notizie, curiosità e tutto ciò che provenga dalle nostre terre.
A curare la rubrica saranno due "storiche" admin di Briganti. Buona lettura



a cura di Francesca Di Pascale


Elenco articoli

(clicca sul titolo per leggere gli articoli)

- Il Canto a Figliola, antenato del freestyle hip hop!

- La minestra maritata, un piatto antico!

- Tammorre, Triccheballacche, Scetavajasse, Nacchere e Putipù!

- Rituali e Tradizioni di fine anno dal mondo

- L' 'urdemo 'e ll'anno

- Luisa Conte, capocomico!

- Pitagora ed il suo grande amore per la città di Crotone

- La Calabria patria di grandi scacchisti!

- 'O rraù ca me piace a me m' 'o ffaceva sulo mammà!!!

- Perché Santo Stefano è “rosso di calendario”?

- Tutt' ‘o ssupierchio è na supirchiaria. Buon Natale!

- "… per la Vigilia de lo Santo Natale ce vonne Vermicielli co la mollica de pane e vongolelle...." La cena della vigilia di Natale, a Napoli!

GRANO TIMILIA, UN ANTICO SICILIANO!

- I Monti Iblei, dove lo scontro tra la Placca Africana e quella Europea imperversa da milioni di anni

- Mostro...il Diavolo……sul presepe!

- Il Cirneco dell'Etna, un vero siciliano!

- Tommie Smith e John Carlos, simboli di tutte le battaglie di liberazione, emancipazione e autodeterminazione

- La Casa dei Conigli, da Nola agli studi di Rai YoYo per incantare tutti i bambini



- Notte d'arte 2014, notte di cultura, amore e bellezza a Napoli 

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a cura di Daniela Alemanno



Elenco articoli

 (clicca sul titolo per leggere gli articoli)

 
- Il Bisso tarantino, quando il mare vestiva con la sua seta

- Bruno Sammartino da Pizzoferrato, The Living Legend

- Quando l' Epifania è la Pasquetta ...

- «Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo»

- Attenzione! Arrivano i Cucibocca!

- Elvira Notari. Quando il cinema era Donna

- Putignano, la Festa delle Propaggini e il Carnevale più lungo del mondo!

- Torna la grande magia del Presepe Vivente di Matera

- In Molise si augura "Buon Anno" cantando

- 'A Madonneja di Pizzo Calabro, tra leggenda e religiosità

- La Festa degli Innocenti, usanze dimenticate del Sud

- Il Carretto Siciliano: una vera e propria opera d' arte!

- Taranto. La casa natia di Paisiello va in fiamme

- Problemi con lo studio? Da Potenza arrivano i Cervellotik!

- Il fuoco danza! La caratteristica sfilata delle Panare di Spongano

- “Quelle ‘Ndocce fiammeggianti che rischiarano la gelida notte della vigilia..."

- Con la tradizionale Squilla, a Lanciano è già Natale!

- Il Ciolo, ovvero il Canyon del Salento

- Nasce beNac, l' app dei No Al Carbone di Brindisi

- Lo scempio di Porto Miggiano, in provincia di Lecce

- I confetti Mucci compiono 120 anni. Ad Andria la storia ha il profumo dello zucchero

- La Basilicata allunga la lista dei Borghi più belli d' Italia. E' la volta di Viggianello

- I TRABUCCHI DEL GARGANO DIVENTANO PATRIMONIO STORICO

- RICORDANDO TITO SCHIPA

- SALVIAMO IL MARE E IL FUTURO DI QUESTA TERRA

- TAP, il presidente dell'Ordine degli ingegneri della provincia di Lecce dice NO
 

lunedì 15 luglio 2013

Brevi Cenni sull'olivicoltura calabrese.

È usuale, per chiunque si trovi a percorrere le campagne calabresi – cosi come quelle pugliesi e campane, aggiungerei – imbattersi in enormi distese di uliveti e agrumeti. È cosi forte la loro presenza nei nostri territori, che sovente ci si immagina che si tratti di "vegetazione spontanea"... Nulla di più errato!

Alla stessa stregua delle case non finite, le in-finite distese di terreni ulivetati sono il risultato di secoli di trasformazioni del territorio, il prodotto ultimo di quanto la mano dell'uomo sia riuscita a creare nel corso dei secoli. Il territorio "meridionale" è stato, almeno sotto l'aspetto botanico, plasmato dalle sapienti mani dei contadini. Quanto fin qui detto, non rappresenta semplicemente una mera curiosità, bensì è la dimostrazione concreta, palese e che ancora oggi perdura (salvo la squallida compravendita di cui sono oggetto i nostri “monumenti naturali”, che, di tanto in tanto, seguendo le nordiche rotte, abbelliscono qualche villa sul lago di Como) di come le nostre piante o, meglio, i loro frutti, dessero la possibilità al nostro Stato, sin dalla seconda metà del XVII secolo (l’era del capitalismo commerciale), di inserirsi nelle logiche commerciali del Vecchio Continente, intercettando gli sviluppi e le trasformazioni del mercato internazionale. Partendo dal gelso e dalla rinomata produzione serica, si arrivò alla coltura degli ulivi e, infine, degli agrumi. A differenza di quanto avveniva per la produzione di cereali, la piantumazione di alberi di ulivo giovò al territorio, sia per la crescente domanda dovuta all'incremento demografico, sia per garantire maggiore stabilità ai terreni vessati dalle fragili condizioni idrogeologiche.In Calabria, o meglio nelle Calabrie, l'espansione olivicola si diffuse rapidamente, creando delle zone ad alta specializzazione, come le aree di Gioia Tauro e Rosarno, giungendo, poi, fino alle pendici dell'Aspromonte. Anche sul versante Ionico, a Rossano e Cirò, si è assistito ad una prepotente ascesa di questa pianta, forte, resistente e longeva. La produzione di olio si accrebbe così notevolmente che, già a fine '700, si giunse, in qualche caso, a sorpassare il tradizionale e secolare primato pugliese. Secondo alcune fonti, a quell'epoca, la produzione olearia calabrese, arrivò da sola a rappresentare il valore pari a un terzo di tutta la produzione olearia del Regno.


Vincent van Gogh, "Ulivi con cielo giallo e sole" – "Oliviers avec ciel jaune et soleil" (1889) Minneapolis Institute of Arts 92,7 x 73,7 cm – Olio su tela


L'enorme produzione olearia delle Calabrie, viene analizzata da uno studioso, il Grimaldi, nei suoi "Studi statistici sull'industria agricola e manifatturiera della Calabria Ultra II", Stabilimento Librario-Tipografico di Borel e Bompard, Napoli 1845.



«Coltivazione estesa ed utile alla Provincia è quella degli ulivi: fu essa derelitta durante il decennio dal 1806 al 1815 (decennio francese, n.d.r.) talché gli uliveti, in parte, furono distrutti, e, in parte, vennero altrettanti boschi. Dopo quell'epoca, rianimato il commercio, si cominciò ad aver cura degli antichi uliveti, si fecero piantagioni novelle, ed attualmente pressocché in ogni sito sono progresso. Menonché in 14 comuni, da per tutto nella Provincia vien coltivato l'ulivo, del quale abbondano maggiormente le qualità dette ogliarole e rotondelle, che danno abbondante olio, e le celline, di cui se ne ottoene meno, ma di mogliore qualità [...]. In generale, di esse non si ha molta cura e si abbandonano alla propria forza di vegetazione [...]. La concimazione negli uliveti non si pratica da per tutto, e si esegue o facendovi dimorare le mandrie o mettendo letame in fosse fatte ai piedi degli alberi o soesciandovi il lupino.Perloppiù i terreni olivetati essendo seminati, non si fanno pegli alberi che quei lavori d'aratro o di zappa necessari al sottoposto terreno; e gli altri in cui si semina, si zappano in inverno, ogni 3 a 6 anni [...]. La potatura si fa inverno, in taluni siti non si esegue, in altri si fa male [...].La raccolta delle olive si fa generalmente quando queste son perfettamente mature, eccetto pochissimi proprietari che la eseguono pria di giungere a tal punto. Il frutto in parte si raccoglie da terra ed il rimasto sull'albero si fa cadere perticando i rami.Oltre il danno che dal sistema di abbattere e di raccogliere mature olive ne viene, vi è l'altro che deriva di tenerle pria della raccolta per circa un mese ammonticchiate e premute in luoghi sovente umidi e bassi [...]. I molini e i frantoi da olive, detti, volgarmente, trappeti, son difettosi. In fatti, la mola è larga un palmo e mezzo e con taglio poco aguzzo, per cui oltre ad essere pesante e di lento moto, richiede molta fatica per essere mossa e la triturazione delle olive non è ben fatta.Il prodotto dell'olio è di 19.523 botti, cioè cantaja 107.287 e rotoli 57 e 1/3, ed è poco men che raddoppiato nell'ultimo decennio, poiché, pria del 1835, il medio prodotto era di 10.623 botti; il prezzo di ducati 55 la botte. Finalmente gli uliveti può ritenersi che occupano 312.368 moggia del territorio della provincia, e sono nella maggior parte nel distretto di Catanzaro e nella minore, in quel di Crotone».


Come si evince dallo studio del Grimaldi, dopo la fase d'arresto del commercio all'inizio del XIX secolo, dovuto alle Guerre Napoleoniche, la crescita riprese negli anni a venire. La Calabria iniziò ad esportare sempre più olio, non solo nelle altre province del Regno, ma anche e soprattutto nei principali paesi europei. Il prodotto finito, il risultato del duro lavoro dei contadini calabresi era ricercatissimo dalle industrie del Nord Europa, specialmente dai saponifici di Marsiglia e dalle industrie tessili inglesi. Il cloth oil, l'olio per i panni, come veniva chiamato nelle lande anglosassoni, era destinato non al consumo alimentare, bensì utilizzato per la lavorazione dei tessuti nelle fabbriche e per la lubrificazione dei macchinari. Quindi, i difetti dell'olivicoltura calabrese dell'epoca, anche se da un lato, considerato lo sbocco commerciale che trovava comunque il prodotto (creando una sorta di circolo vizioso per cui da parte degli olivicoltori non v'era necessità di migliorare la qualità del prodotto) poteva giovare all'economia, col passare del tempo rappresentò un limite, specie quando la concorrenza dei paesi del Mediterraneo come la Spagna e il Maghreb, si fece più serrata, decretando la fine della stagione del grande primato calabrese durata quasi un secolo; secolo che, comunque, permise all'olio delle Calabrie di ritagliarsi uno spazio come protagonista di uno dei più grandi mutamenti che la Storia dell'Umanità possa ricordare.

Carlo Capocasale



NELLA FOTO: Vincent van Gogh, "Ulivi con cielo giallo e sole" – "Oliviers avec ciel jaune et soleil" (1889) Minneapolis Institute of Arts 92,7 x 73,7 cm – Olio su tela

giovedì 2 giugno 2011

LA REPUBBLICA UNIVERSALE DI FILADELFIA

TRATTO DAL BLOG  Un popolo distrutto







Questa storia che voglio raccontare è un pezzo del risorgimento che è noto a pochi per vari motivi, il primo sempre lo stesso che i fatti che accadevano nel nostro sud dovevano essere nascosti in quanto eravamo (e siamo) terra di conquista e secondariamente in questa "strana" storia erano coinvolti personaggi importanti per l'epoca capaci di creare un notevole scalpore e di riaccendere la scintilla sulle povere popolazioni meridionali ad atti di rivolta sociale definiti "brigantaggio" dalle  truppe di occupazione!   
Dopo l'Unità, diversamente da molti suoi compagni di lotta, Raffaele Piccoli (vedi nota a), non si integrò nel nuovo regno, rimanendo coerentemente repubblicano, così nel maggio del 1870 partecipò all'insurrezione repubblicana nella cittadina calabrese di Filadelfia assieme a Ricciotti Garibaldi (vedi nota b). L'insurrezione non ebbe successo e Piccoli riparò a Malta. Processato in contumacia, gli venne revocata la pensione attribuitagli come veterano dei Mille, unica fonte di sopravvivenza. Tornato in patria nel 1880, in miseria si tolse la vita a Catanzaro.             
Era il 7 di maggio del 1870, gli insorti di Filadelfia ispirandosi agli ideali mazziniani issarono la bandiera repubblicana, ma la popolazione già troppo scossa dalla recente conquista unitaria causa di tanti lutti e sofferenze subite dai fratelli italiani, non partecipò all'insurrezione che doveva portare più giustizia proprio tra i poveri ed ignoranti contadini.       
Siamo all’indomani dell’Unità d’Italia, l’insorgenza del brigantaggio è stata da poco debellata. Mazzini, sempre esule, avanti negli anni e provato nello spirito, non ha completamente deposto le speranze di riannodare il filo della cospirazione. Spera di accendere il fuoco della rivolta soprattutto nel Sud, dove, a tanti anni di distanza dagli sfortunati tentativi del Pisacane e dei fratelli Bandiera, il malcontento creato dalla tassa sul macinato, dalla coscrizione obbligatoria e dal prepotere dei ceti proprietari avevano fatto rifluire le speranze che l’unificazione aveva suscitato nelle popolazioni. I suoi seguaci passeranno all’azione nella primavera del 1870 nell’Italia centrale, in Sicilia e nella provincia di Catanzaro (i cosiddetti “fatti di Filadelfia”, a cui partecipò anche il figlio di Garibaldi, Ricciotti, assieme a molti Girifalcesi e Cortalesi). Del primo episodio abbiamo una intensa rievocazione filmica in “San Michele aveva un gallo” dei fratelli Taviani, del secondo è possibile rinvenirne traccia nella letteratura contemporanea, “Il birraio di Preston” di Camilleri: entrambe queste fonti potranno essere utilizzate per introdurre alla lettura dei documenti che riguardano gli avvenimenti. L’argomento è poco noto anche all’interno della ristretta cerchia degli specialisti, ulteriore segno dell’indebolimento della memoria collettiva e della debolezza degli studi storici calabresi: se ne occuparono in passato due studiosi di valore, Pavone negli anni ’50, Alatri nel 1970 ed è stato più recentemente ripreso in un pregevole lavoro di Michele Rosanò. Il saggio di P. Alatri, “Il moto repubblicano del 1870” potrà essere usato per una ricostruzione generale degli avvenimenti, mentre dallo studio di C. Pavone sulle “Bande insurrezionali della primavera del 1870” si potranno estrarre i documenti sulle bande calabresi, soprattutto le relazioni inviate al governo dei militari incaricati di sedare il moto da cui emerge una acuta descrizione della realtà sociale delle nostre contrade paragonabile a quella contenuta nella relazione Massari sul brigantaggio. Dalla lettura di alcune pagine del libro di Michele Rosanò, “I moti repubblicani del 1870 nella provincia di Catanzaro”, si potranno ricavare preziose informazioni sulla Girifalco e sulla Cortale del tempo mentre lo scritto di Antonio Cefaly del 1880, “Sulle condizioni dell’agricoltura e delle classi agricole nel mandamento di Cortale”, fornirà una vivida descrizione delle condizioni materiali di vita dei nostri antenati. Queste sequenze dimostrano che la storia locale non è una disciplina minore, ma è necessariamente legata alla storia generale: l’una e l’altra si integrano e si completano a vicenda. la "Repubblica di Filadelfia (4 maggio 1870), durata tre giorni. La sollevazione popolare fu guidata da Ricciotti Garibaldi che si pose alla testa di un moto antigovernativo in cui confluirono filoborbonici, briganti e cattolici. La rivolta partì da Curinga, dove fu proclamato il governo provvisorio repubblicano. A Filadelfia nel contempo veniva proclamata la Repubblica Universale. Il sogno utopico svanì presto e i rivoltosi furono sconfitti a Cortale dalle truppe regie e il figlio di Garibaldi, dopo essersi battuto strenuamente, riuscì a sfuggire alla cattura.            Per molti il termine "tamarro" è un'ingiuria, ma in questa parola, come in altre, si denominano le classi rurali calabresi che seppero con orgoglio, lavoro e sacrifici combattere la malaria e le incursioni saracene. II popolo contadino, legato alla propria terra e alla propria cultura, diede la caccia ai giacobini e fece la fortuna dei baroni, proprietari terrieri, i cosiddetti "gnuri". Un popolo che rifiutò la piemontesizzazione dei propri costumi per ribadire la propria identità e specificità contro la forzata colonizzazione dei nuovi conquistatori, pagando con la vita la sua ribellione.
Il Conte Carlo Plutino, nei primi anni del XIX secolo, fu uno degli imprenditori più innovativi. Nelle sue tenute di Archi aveva allestito un sistema integrato di aziende agricole intorno alle colture specializzate, attuando un sistema di canalizzazione delle acque dei sette fiumi del territorio. Inoltre, nel reggino esistevano 102 filande che davano occupazione ad oltre 3.000 operai, soprattutto donne. Mastri scalpellini e intagliatori, artigiani, lavoratori tessili che producevano panni e abiti ricercati anche dal poeta D'Annunzio, davano lustro e ricchezza alle nostre contrade. Esistevano una borghesia e un clero, in cui galantuomini, canonici ed abati diedero sviluppo allo spirito associazionistico attraverso confraternite, logge e società di mutuo soccorso al servizio del progresso del popolo. Per un territorio come Archi, queste ricostruzioni di microstoria sono anche un riferimento civile per quei giovani che guardano alla terra dove vivono come un quartiere attualmente in degrado. Questa "Storia" può rappresentare un'eredità, un richiamo alla memoria storica di un mondo con le sue tradizioni, le sue specificità e identità scomparse per l'ignoranza e l'incuria degli uomini. Una storia così nobile, cancellata da cataclismi, rovine e violenze non può essere dimenticata, ma va invece rivalutata e rivissuta nelle scuole, nella toponomastica, ma, soprattutto, nella coscienza civile dei suoi abitanti. (citazione di Daniele Zangari ).
L'ANTEFATTO
 Nel 1861 si ritrovarono a Londra Bakunin, Mazzini, Garibaldi e Luigi Kossuth, i quali convennero sulla necessità di un’azione immediata,data la situazione in cui versava l’Italia, lontana dal rigore morale del pensatore genovese, con Firenze e non Roma capitale, e con una società disuguale, nella quale le masse agricole meridionali vivevano di stenti e di umiliazioni. Si ignora se in tale incontro maturò un comune programma di lotta, ma a Catanzaro, dopo la fondazione da parte del Mazzini, nel 1866, dell’Alleanza repubblicana universale, i principi bakunisti e le aspirazioni mazziniane vennero unitamente propagandate da Raffaele Piccoli e da Giuseppe Giampà, quest’ultimo direttore del giornale “La luce calabra”, entrambi persuasi dell’urgente presa di coscienza da parte dei contadini, per la realizzazione di una società organizzata in forma repubblicana, nella quale gli uomini fossero liberi e senza classi, riuniti in un fraterno consorzio umano, senza costrizione alcuna.
LA STORIA

Approfittando del trasferimento, a seguito di promozione, del duca di Vastogirardi, prefetto di Catanzaro, alla sede di Trapani in data 28 febbraio 1868, il Giampà, richiesta ed ottenuta l’adesione di
Ricciotti Garibaldi, preparò l’insurrezione armata, scegliendo come zona di reclutamento Curinga, Cortale, Filadelfia e Maida.  Ai primi di maggio i congiurati raggiunsero Maida e Curinga, dove, secondo un cronista dell’epoca, trovarono gli appoggi necessari ed i rinforzi sperati. Il sei maggio la truppa mosse per Filadelfia, scelta quale sede del quartiere generale , sia per i precedenti del 1948 e del 1860, sia per gli appoggi di un certo potentato economico locale, di matrice garibaldina e borbonica. Il quartiere generale venne posto nel palazzo Serrao, i cui proprietari militavano nel fronte politico progressista e governavano il Comune con Bernardo Serrao, reduce dal Volturno, sindaco. Venne emesso uno statuto e battuta la moneta repubblicana. La truppa regia, però, arrivò improvvisamente dal Timpone alle ore sette dell’otto maggio, guidata da un brigadiere dei Carabinieri, alla testa del 63° fanteria regia. Mancò il tempo a Ricciotti Garibaldi ed a Giampà di organizzare la resistenza. I seguaci del movimento, tutti giovani contadini poco abili nel maneggio delle armi da fuoco, furono irrimediabilmente sconfitti, ventiquattro elementi vennero catturati compreso il Giampà, mentre Ricciotti Garibaldi nascosto in un primo tempo nella palazzina dei Serrao in località “Curti”, veniva catturato a Pizzo e rinchiuso nel castello Murat. (Questa fonte cita l'arresto di Ricciotti, ma quando conosceremo la vera storia?)