sabato 15 marzo 2014

BIBLIOGRAFIA SULLA VERA STORIA DEL RISORGIMENTO


in continuo aggiornamento.....

* "Il brigantaggio politico del Mezzogiorno d'Italia (1815-1818"
Antonio Lucarelli, Milano, Longanesi, 1982
* "Il brigantaggio politico delle Puglie dopo il 1860 - Il sergente Romano"
Antonio Lucarelli, Milano, Longanesi, 1982
* "Carmine Crocco Donatelli. Un Brigante guerrigliero"
Antonio De Leo Antonio, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 1983
* "Briganti e senatori"
Alberico Bojano, Napoli, Alfredo Guida Editore, 1997.
* "Briganti e piemontesi: alle origini della questione meridionale"
Aldo De Jaco, Rocco Curto Editore, 1998
* "A sud del Risorgimento"
Antonio Boccia, Napoli, Tandem, 1998
* "La Sicilia e il brigantaggio"
Luigi Capuana, Carlo Ruta (a cura di) Messina, Edi.bi.si., 2005
* "Dopo Teano: Storie d'amore e di briganti"
Aldo De Jaco, Lacaita, 2001
* "Il brigantaggio meridionale: cronaca inedita dell'Unità d'Italia"
Aldo De Jaco, Editori Riuniti, 1969
* "La chiamarono Unità d'Italia..."
Antonio Grano, Napoli, 2009
* "Il brigante Secola. La sanguinosa rivolta nel Fortore post-unitari"
Antonio Bianco, Benevento, Il Chiostro, 2011
* "I panni sporchi dei Mille"
Angela Pellicciari,(Liberal Edizioni)
* "I Savoia e il massacro del Sud"
Antonio Ciano, Grandmelò
* "Due Sicilie, 1830 – 1880"
Antonio Pagano – Capone, 2002
* "La conquista del Sud: Il Risorgimento nell'Italia Meridionale"
Carlo Alianello, Milano, Edilio Rusconi, 1994
* "Controstoria dell'Unità d'Italia, ribellione popolare e repressione militare 1860-1865"
Carlo Coppola, Lecce, MCE Editore 2003
* "Il Mezzogiorno e l'unità d'Italia"
Carlo Scarfoglio, Parenti Firenze
* "Il Brigantaggio nel Salento"
Carlo Coppola, Matino, Tipografie S. Giorgio, 2005
* "Storia d'Italia"
Denis Mack Smith, Roma-Bari, Giuseppe Laterza e figli, 2000
* "Il potere di punire e perdonare. Banditismo e politiche criminali nel Regno di Napoli in età moderna"
Francesco Gaudioso, Galatina, Congedo, 2006
* "Eroi e briganti"
Francesco Saverio Nitti, Milano, Longanesi, 1946
* "La stangata"
Francesco Del Vecchio (2001) Ed. Libellula
* "I Lager dei Savoia"
Fulvio Izzo (1999), Ed. Controcorrente
* "Regno delle Due Sicilie- tutta la verita"
Gustavo Rinaldi
* "Il sangue del Sud. Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio"
Giordano Bruno Guerri
* "Brigantaggio, proprietari e contadini nel Sud (1799-1900)"
Gaetano Cingari, Reggio Calabria, Editori Riuniti 1976
* "Garibaldi,l'avventuriero, il massone, l'opportunista"
Gustavo Rinaldi, ed. Controcorrente
* "Il Brigantaggio dal 1860 al 1865"
Giuseppe Bourelly, Venosa, Osanna, 1987
* "La bugia risorgimentale. Il Risorgimento italiano dalla parte degli sconfitti"
Gerlando Lentini
* "1860 - La stangata"
* "1861 Pontelandolfo e Casalduni. Un massacro dimenticato"
Gigi Di Fiore – Grimaldi & C. ed. 1998
* "I vinti del Risorgimento. Storia e storie di chi combatté per i Borbone di Napoli"
Gigi Di Fiore
* "Gli ultimi giorni di Gaeta. L'assedio che condannò l'Italia all'Unità"
Gigi Di Fiore
* "Controstoria dell'Unità d'Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento"
Gigi Di Fiore, Ed. Rizzoli
* "Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento italiano"
Lorenzo Del Boca, Ed. Piemme
* "Maledetti Savoia"
Lorenzo Del Boca, Ed. Piemme
* "Donne contro: le brigantesse streghe dell’Appennino"
Maria Procino, in «SLM- Sopra il livello del mare» Rivista dell’Istituto Nazionale della montagna, n. 28, 2006
* "L'unità truffaldina"
Nicola Zitara, liberamente scaricabile in formato HTML o RTF
* "Il Sud e l'unità d'Italia"
Giuseppe Ressa e Alfonso Grasso, (e-book)
* "La Storia Proibita -Quando i Piemontesi invasero il Sud-"
vari autori, Ed. Controcorrente, Napoli 2001
* "L'Unità d'Italia: nascita di una colonia"
Nicola Zitara
* "Tutta l'ègalitè"
Nicola Zitara, estratto dalla rivista Separatismo
* "Memorie di quand'ero italiano"
Nicola Zitara
* "Negare la negazione"
Nicola Zitara
* "L'invenzione del Mezzogiorno"
Nicola Zitara,
* "Contro la questione meridionale"
Carlo Capecelatro, Savelli, Roma
* "L'unità d'Italia: guerra contadina e nascita del sottosviluppo del Sud"
M. R. Cutrufelli, , Bertani Editore, Verona
* "Don Josè Borges, generale catalano e guerrigliero borbonico, Diario di guerra"
Josè Borjes, Valentino Romano (a cura di) Bari, Adda, 2003
* "Mezzogiorno, emigrazione di massa e sottosviluppo"
Mario Iaquinta, Luigi Pellegrini Editore, 2002
* "Terroni"
Pino Aprile, Piemme 2010
* "Brigantesse. Donne guerrigliere contro la conquista del Sud"
Valentino Romano, Napoli, Crontrocorrente, 2007
* "Il Brigantaggio da Fra’ Diavolo a Crocco"
Marc Monnier, Lecce, Capone
* "Briganti e musica popolare dal nord al Sud"
Pierluigi Moschitti, Gaeta, Sistema Bibliotecario Sud Pontino
* "Il "brigantaggio" politico nella Marca pontificia ascolana dal 1798 al 1865"
Timoteo Galanti, Sant'Atto di Teramo, Edigrafital, 1990
* "Stefano Pelloni detto il passatore: cronache popolari"
Massimo Dursi, Giulio Einaudi Editore, 1963
* "Storia del brigantaggio dopo l’Unità"
Franco Molfese, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 1966
* "Brigantaggio e Risorgimento - Legittimisti e Briganti tra i Borbone e i Savoia"
Giovanni De Matteo, Napoli, Alfredo Guida Editore, 2000
* "Il brigantaggio politico nel brindisino dopo l'Unità"
Vincenzo Carella, Fasano, Grafischena, 1974
* "Il rovescio della medaglia: storia inedita del brigante Stefano Pelloni detto il Passatore"
Leonida Costa, , Fratelli Lega, 1976
* "Cronache del Brigantaggio Meridionale (1806-1815)"
Francesco Barra, Salerno, S.E.M., 1981
* "I fuochi del Basento"
Raffaele Nigro, Milano, Camunia, 1987
* "Carmine Donatelli Crocco, La mia vita da brigante"
Valentino Romano (a cura di) Bari, Adda, 2005
* "Carmine Donatelli Crocco,Come divenni brigante"
Mario Proto (a cura di) - Autobiografia, Manduria, Lacaita, 1995
* "Una storia siciliana fra Ottocento e novecento. Lotte politiche e sociali, brigantaggio e mafia, clero e massoneria a Barrafranca e dintorni"
Salvatore Vaiana, Barrafranca, Salvo Bonfirraro editore, 2000
* "Briganti, arrendetevi!: Ricordi di un antico bersagliere"
Ferdinando Mirizzi, Venosa, Osanna, 1996
* "Brigantaggio, repressione e pentitismo nel Mezzogiorno preunitario"
Francesco Gaudioso,Galatina, Congedo, 2002
* "Calabria ribelle. Brigantaggio e sistemi repressivi nel Cosentino (1860-1870)"
Francesco Gaudioso, Milano, FrancoAngeli, 1996
* "Il banditismo nel Mezzogiorno moderno tra punizione e perdono"
Francesco Gaudioso, Galatina, Congedo Editore, 2001
* "Dossier Brigantaggio. Viaggio tra i ribelli al borghesismo e alla modernità"
Francesco Mario Agnoli, Napoli, Controcorrente, 2003
* "La Capitanata fra briganti e piemontesi"
Giovanni Saitto, Edizioni del Poggio, 2001
* "La repressione del brigantaggio a Canicattì e dintorni da Francesco Bonanno a Cesare Mori"
Salvatore Vaiana, pubblicato in "Canicattì nuova", Canicattì, 2002.
* "Josè Borjes,La mia vita tra i Briganti"
Tommaso Pedio (a cura di), Manduria, Lacaita
* "Con Dio e per il Re. Diario di guerra del generale legittimista"
Josè Borjes, Napoli, Controcorrente, 2005
* "La guerra cafona: Il brigantaggio meridionale contro la Stato unitario"
Salvatore Scarpino, Milano, Boroli Editore, 2005
* "Giustiziateli sul campo. Letteratura e banditismo da Robin Hood ai giorni nostri"
Raffaele Nigro, Milano, Rizzoli Editore, 2006
* "Il Regno perduto"
Antonio Ballarati, Napoli, Edizioni Iuppiter, 2012
* " Dieci anni di storia nascosta"  Michele Bisceglie, Falco Editore, 2011
* "Napoli sfregiata. Frammenti di vita e di strada 1860-1864" Luigi Iros, Tullio Pironti Editore, 2011




domenica 9 marzo 2014

Uno, nessuno e centomila

Costruirono per noi un’identità da inetti, inadeguati, reietti; facendoci credere, per troppo tempo, di essere ciò che non siamo. Ma questa identità c’è stata sempre stretta, sempre sul punto di entrare in crisi: una crisi di identità, che, finalmente, è scoppiata, una crisi di identità che genera consapevolezza.

Essere Briganti è un modo di sentire, di vivere la vita, di vedere il Mondo. È qualcosa che ti scorre nelle vene, che ti attraversa l'anima, che forgia la tua identità, che ti riempie d’orgoglio e senso d'appartenenza. Essere Briganti è radicazione, passione, amore. Essere Briganti è voglia di riscatto per una Terra, che fu crogiolo di popoli e diversità, e per le sue genti, eredi di una cultura millenaria.

Essere Briganti è un privilegio, un onore e una responsabilità.


io l'8 tutti i giorni!

Generose come la nostra terra.
Profonde come i nostri mari.
Fiere come le nostre montagne.
Siate rispettose, ma pretendete
altrettanto.
Siate forti, vive, coraggiose,
orgogliose.
Non smettete mai di credere in
ciò che desiderate, in cui credete.
Non permettete mai che
nessuno decida al posto vostro,
che prevalichi le vostre idee e le
vostre convinzioni, i vostri sogni.
Siate libere. Siete Brigantesse.
Io L'8 tutti i giorni!

Daniela Alemanno


















Oggi un pensiero a tutte le donne uccise dalla bestia mafiosa



















Per buona parte del '900 la coltivazione del tabacco fu fonte di ricchezza e sostentamento per tante famiglie di contadini del Salento. Oggi non ce n’è quasi più traccia. L’ultima fabbrica, la Manifattura Tabacchi di Lecce, ha chiuso il 1 gennaio del 2011. Nella prima metà del secolo scorso – e anche oltre – il lavoro era in gran parte manuale e per la foglia del tabacco c’era bisogno di mani esperte, veloci, abili e fini, come quelle delle donne e dei bambini. Tanto più che le donne e i bambini potevano essere pagati molto di meno e sfruttati molto di più degli uomini…
"Tabacchine”, le lavoratrici del tabacco, una categoria molto sfruttata ma per ciò stesso anche molto attiva e combattiva. Fin dal 1925, all’inizio dell’era fascista, si ha già notizia di una manifestazione delle tabacchine a Trepuzzi, dove un corteo di 500 operaie sfilò per il paese protestando. A Tricase il 25 maggio del 1935 una manifestazione di lavoratori del tabacco venne repressa nel sangue (cinque morti, tre donne e due uomini) dai fascisti e dalla forza pubblica. A Lecce, nel 1944, con il paese ed il mondo ancora in guerra, le tabacchine di nuovo scesero in piazza contro il caporalato, per rivendicare salari sufficienti per vivere, per il rinnovo e l’applicazione dei contratti nazionali e per sussidio di disoccupazione: la polizia sparò e tre tabacchine rimasero uccise. Si aprì allora una stagione di lotte molto lunga che culminò nello sciopero generale del 1961 che ebbe come epicentro il paese di Tiggiano, in provincia di Lecce.

Fonte : www.antiwarsongs.org
















Donne derise, oltraggiate, disprezzate,
incarcerate, massacrate, dimenticate.
Donne che hanno imbracciato il fucile,
donne che hanno condiviso la vita della macchia,
donne che hanno nascosto e aiutato i loro uomini.
Donne del Sud che hanno scritto
una pagina proibita di storia.
Spose, madri, sorelle, amanti:
donne meridionali, donne dei briganti,
guerrigliere.
BRIGANTESSE

(Valentino Romano)

sabato 8 marzo 2014

La nascita del debito pubblico italiano

Nel 1861, all’atto dell’unificazione, il 57% o forse il 64% del debito pubblico totale dell’Italia era di origini sabaude, mentre l’incidenza del passivo che derivava dal Regno delle Due Sicilie era insignificante. A differenza dei Savoia, i Borbone avevano l’avversione per bilanci in rosso e le tasse. Il deficit italiano, oggi stratosferico, è cominciato allora. Dal 1861 al 1896 il Regno d’Italia già creava un milione di debito pubblico al giorno, nelle lire di quel periodo

Vito Tanzi (Mola di Bari, 1935) direttore del Dipartimento di Finanza Pubblica del Fondo Monetario Internazionale


lunedì 3 marzo 2014

Si parla del Sud. Ma in termini diversi.

Presentazione de “Il Sud Puzza,storia di vergogna ed d'orgoglio” di Pino Aprile, con la partecipazione di Fernando Blasi aka Nandu Popu dei Sud Sound System.
2 marzo 2014, Vignacastrisi (LE)


Si parla del Sud. Ma in termini diversi.

E’ un popolo che si guarda attorno, poi indietro e poi ancora attorno e alla fine dice:
“non più!”

Le storie delle nostre sconfitte oltrepassano la vergogna (che spesso è più imposta che reale) e diventano orgoglio di riprendere la propria terra.

Ieri a Vignacastrisi si è parlato di un Sud che rinasce, solo e con le proprie forze.
Perché quel posto migliore che tutti desideriamo sta nascendo qui!


Daniela Alemanno


[Si ringrazia Sara Rizzello Joker per le foto]

mercoledì 19 febbraio 2014

Lamezia Terme (CZ): intitolazione parco a Peppino Impastato alla presenza del fratello Giovanni

Lo scorso giovedì 13 febbraio, il parco urbano ex Centralità Locale di contrada Scinà è stato ufficialmente intitolato a Peppino Impastato, alla presenza del fratello Giovanni.
Alle 9:30 nella sala riunioni del Comune di via Perugini si è tenuta l’iniziativa dal titolo “Le strade del sogno”, durante la quale i bambini hanno incontrato Giovanni Impastato. Sono intervenuti oltre al sindaco Gianni Speranza, Giovanni Impastato, in rappresentanza della Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, Fabio Butera, dell’Osservatorio sulla ‘ndrangheta; Antonio Borelli, dirigente del commissariato di Polizia di Lamezia Terme; moderatore Roberto De Sando, giornalista del Corriere della Calabria.
Alle 11.30, nel parco ex Centralità Locale in via Placido Rizzotto, si è tenuta la cerimonia di intitolazione del parco con la partecipazione di bambini, associazioni e cooperative che riutilizzano i beni confiscati alle mafie.
Alle 17.00, nell’aula magna del parco Peppino Impastato, ha avuto luogo un momento di incontro e riflessione tra operatori, cittadini e realtà locali sul tema della socializzazione del e nel nostro territorio in termini di protagonismo attivo, consapevole e positivo, dal titolo “Socializzare il territorio: noi ci siamo! Spazi in Dialogo”.
“Sono molto commosso - ha detto il sindaco Speranza - per la cerimonia di domani che si aggiunge ad altre già realizzate, come il ponte intitolato a Lea Garofalo e il viale a Placido Rizzotto. A maggio scorso sono stato a Cinisi nel giorno dell'anniversario dell'uccisione, da parte della mafia, di Peppino Impastato. In quell’occasione ho incontrato il fratello Giovanni, al quale ho chiesto di venire a Lamezia per l’ufficializzazione dell’intitolazione del parco urbano di contrada Scinà a Peppino, simbolo di una battaglia importante per la legalità e contro la mafia che nessuno di noi potrà mai dimenticare.

Poeti e scrittori meridionali del '900 cancellati dai programmi per i licei - PINO APRILE, AUTORE DI «TERRONI»: «UN MODO PER IGNORARCI»

Rivoluzione silenziosa della riforma Gelmini:
i grandi del XX secolo scompaiono dalle lezioni


Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera». Li avete riconosciuti? Ma certo. E come si potrebbero dimenticare i versi del siciliano Salvatore Quasimodo, uno dei padri dell'ermetismo, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959? A rileggerle oggi quelle parole malinconiche ancora emozionano. Per non parlare di Uomo del mio tempo. «Sei ancora quello della pietra e della fionda uomo del mio tempo…», e così via. Capolavori in versi celebrati in tutte le antologie letterarie del Novecento, ad esempio da critici e storici della letteratura del calibro di Natalino Sapegno, tanto per limitarci a un nome soltanto. Eppure Quasimodo (e non solo lui) è scomparso definitivamente insieme a una pattuglia dei principali poeti e scrittori meridionali del Novecento dai programmi scolastici dei licei italiani e degli istituti superiori in genere. Intellettuali del calibro di Sciascia, Vittorini o Silone diventeranno illustri sconosciuti per gli studenti della generazione 2.0 Impossibile? No, vero, verissimo.

IL DOCUMENTO - La decisione è stata presa nel silenzio generale, e messa nero su bianco, nel 2010 da una commissione di esperti nominata dal ministro dell'Istruzione di allora Maristella Gelmini. Il documento ministeriale, partorito nei giorni della riforma, (ancora disponibile sul sito del Ministero dell'Istruzione) appare a tratti ancor più ermetico dei versi di Quasimodo. Ve ne proponiamo solo il titolo per intero: «Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti per i percorsi liceali di cui all'articolo 10, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, in relazione all'articolo 2, commi 1 e 3, del medesimo regolamento». In pratica sono le linee guida destinate ai docenti per il cosiddetto «curricolo»: serve a definire i fondamentali degli insegnamenti che il Miur (il Ministero dell'istruzione dell'Università e della ricerca scientifica) ritiene strategici per gli studenti delle scuole superiori.

I «SOLITI» CLASSICI - Nelle indicazioni «imprescindibili» per la letteratura del quinto anno gli esperti ministeriali si mantengono sul classico e nel periodo tra Ottocento e Novecento inseriscono Pascoli, D'Annunzio, Verga e Pirandello, autori giustamente definiti «non eludibili». Ma la sorpresa arriva al XX secolo. Qui chiarisce il papello ministeriale «il percorso della poesia, che esordirà con le esperienze decisive di Ungaretti, Saba e Montale, contemplerà un'adeguata conoscenza di testi scelti tra quelli di autori della lirica coeva e successiva (per esempio Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto, …). Il percorso della narrativa, dalla stagione neorealistica ad oggi, comprenderà letture da autori significativi come Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi e potrà essere integrato da altri autori (per esempio Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello…)». Stop. Nient'altro. E il povero Quasimodo? Dimenticato, forse. Ma, insieme al premio Nobel, l'oblio ministeriale ha mietuto - come dicevamo - altre vittime illustri: il salernitano Alfonso Gatto (A mio padre: «Se mi tornassi questa sera accanto, lungo la via dove scende l'ombra…»); oppure il materano Rocco Scotellaro («È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi, con i panni e le scarpe e le facce che avevamo»). E che dire poi in letteratura delle assenze del siciliano Leonardo Sciascia, dell'abruzzese Ignazio Silone, del potentino Leonardo Sinisgalli, del siracusano Elio Vittorini (ma anche del torinese Carlo Levi). Tutti «minori»non degni dell'attenzione ministeriale?

«COMPLOTTO» NORDISTA? - È indignato Pino Aprile, scrittore meridionalista, autore del fortunato «Terroni». Nel recente libro «Giù al Sud» ha dedicato un intero capitolo alla vicenda. Per lui non ci sono dubbi: «Su 17 poeti o scrittori del XX secolo, escludendo Verga e Pirandello assegnati all'Ottocento, non c'è un solo meridionale. C'è stato un netto rifiuto della cultura del Sud. Gli autori meridionali saranno confinati a realtà regionali, mentre la letteratura vera, quella che conta, sarà quella dell'Italia del Nord, vincente ed europea». Ma è davvero possibile credere a un complotto nordista tra i banchi di scuola, o le nuove indicazioni non sono, più banalmente, il risultato del grande dibattito che da anni divide i critici sulla letteratura del Novecento? Visto però che a pensar male qualche volta ci s'azzecca, c'è chi ha avanzato una richiesta ufficiale di «correzione», con un esposto all'attuale ministro Francesco Profumo. Ma anche al Capo dello Stato e ai presidenti di Camera e Senato. Semplicissima la richiesta: «Integrare le indicazioni didattiche con i nomi di Quasimodo, Gatto, Scotellaro e di altri intellettuali del nostro Sud e di regioni del Centro Italia poco rappresentate». L'appello arriva dal «Centro di documentazione della poesia del Sud» di Nusco, in Irpinia, dove ieri si è tenuto un convegno proprio sulla questione con la partecipazione di Aprile. Paolo Saggese, uno dei prof che (insieme con Alfonso Nannariello, Alessandro Di Napoli, Franca Molinaro, Peppino Iuliano) anima l'associazione, spiega di non voler alimentare «polemiche o battaglie di retroguardia. O, peggio ancora, una contrapposizioni Nord-Sud».

L'APPELLO - Al contrario l'appello, lanciato anche a tutte le scuole italiane, vuol essere un manifesto per l'unità culturale del Paese. «Perché — argomenta Saggese — una cultura nazionale veramente unitaria deve dare agli studenti la visione completa degli autori, includendo quelli del Sud. Invece con la Gelmini — aggiunge — è stata introdotta, non sappiamo quanto volontariamente, una visione decisamente nordista che tiene fuori almeno 15 regioni». Al ministro Profumo quindi l'ardua decisione. Ritroveremo Quasimodo tra gli autori del Novecento ritenuti «fondamentali» per gli studenti? Oppure, afflitti, dovremo condividere il suo Lamento per il Sud: «Ho dimenticato il mare, la grave conchiglia soffiata dai pastori siciliani, le cantilene dei carri lungo le strade (…) nell'aria dei verdi altipiani per le terre e i fiumi della Lombardia…Più nessuno mi porterà nel Sud….»

Roberto Russo
19 marzo 2012(ultima modifica: 20 marzo 2012)http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2012/19-marzo-2012/poeti-scrittori-meridionali-900-cancellati-programmi-licei-2003739529110.shtml

giovedì 14 novembre 2013

LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DELLE MASSE (attribuita a Noam Chomsky)



La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica.



  • 1- “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).


  • 2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

  • 3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

  • 4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

  • 5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
  • 6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

  • 7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

  • 8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

  • 9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

  • 10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

venerdì 30 agosto 2013

8 aprile 1888, la strage di Bernalda

L'8 aprile del 1888, a Bernalda, nell'attuale provincia di Matera, ci fu una sommossa popolare contro l'introduzione, da parte dei piemontesi, della tassa di capitazione.
Tale tassa era anche chiamata del "fuocatico" ed era un'imposta applicata su ogni "fuoco" e cioè su ogni abitazione.
Come in molte altre occasioni, il governo piemontese non si fece scrupoli nel mandare l'esercito contro la popolazione e di far aprire il fuoco contro i cittadini. Ci furono 4 morti e decine di feriti.
Di seguito riportiamo integralmente l'articolo originale, di quel nefasto giorno del 8 aprile del 1888, del quotidiano "Le Matin" con la traduzione dal francese all'italiano.

(Foto diffusa da Cosimo Russo)


TRADUZIONE:

Un grave conflitto è esploso oggi a Bernalda, Circondario di Potenza, tra la forza pubblica e la popolazione a causa della tassa di capitazione.
I cittadini hanno urlato: abbasso il sindaco, abbasso le tasse.
I gendarmi sono stati costretti a fare fuoco. 4 cittadini sono stati uccisi, molti altri feriti
Sono stati feriti anche alcuni gendarmi. Le autorità hanno inviato a Bernalda rinforzi di truppa.
L ' ordine è stato ristabilito, ma il fermento persiste.

Le Matin, 10 aprile 1888

lunedì 15 luglio 2013

Craco, tra passato e presente

Durante il regno di Federico II, Craco è stato un importante centro strategico e militare: dal torrione quadrato e da altri avamposti situati fuoridall'abitato, come la Petrolla – luogo che, nel XIX secolo, pare sia statoutilizzato dai brigati come riparo – si controllava l'intera valle tra i fiumi Agri e Cavone.



Craco, veduta della "città fantasma".


Nel XV secolo, la città si espanse intorno a quattro palazzi:

Palazzo Maronna, situato vicino al torrione, con un bell'ingresso monumentale inmattoni e con un grande balcone terrazzato;
Palazzo Grossi, che sorge vicino alla ChiesaMadre, dotato di un alto portale architravato, privo di cornici, e con i pianisuperiori coperti da volte a vela e decorati con motivi floreali opaesaggistici racchiusi entro medaglioni. Parte delle finestre e dei balconi conservano ringhiere in ferro battuto;
Palazzo Carbone, edificio della fine del Quattrocento, dotato di un ingressomonumentale, fu rinnovato ed ampliato nel Settecento;
PalazzoSimonetti.


Palazzo Grossi, affresco.


Craco ha dato i natali a Nicola Onorati Columella (1764 -1822), insegnante di filosofia presso l'Università di Bologna e, poi, titolaredella cattedra di "Agraria e Scienze Veterinarie" all'Università di Napoli; scrisse numerose opere, tutte nel campo delle riforme agrarie e dellamedicina veterinaria.




Palazzo Grossi, affresco.


A causa di una frana di vaste proporzioni, nel 1963, Craco fu evacuata el'abitato trasferito a valle, in località Craco Peschiera. Allora il centrocontava oltre 2000 abitanti. La frana, che obbligatò la popolazione ad abbandonarele proprie case, sembra fosse stata provocata da lavori di infrastrutturazione, fogne e reti idriche, a servizio dell'abitato.


Palazzo Grossi, affresco.


Ogni anno, il BasiliJazz, festival jazz che si tiene in Basilicata e richiama artisti da tutto il mondo, ha tra le sue tappe anche Craco.



Immagini realizzate da Gianfranco Caruso.

Brevi Cenni sull'olivicoltura calabrese.

È usuale, per chiunque si trovi a percorrere le campagne calabresi – cosi come quelle pugliesi e campane, aggiungerei – imbattersi in enormi distese di uliveti e agrumeti. È cosi forte la loro presenza nei nostri territori, che sovente ci si immagina che si tratti di "vegetazione spontanea"... Nulla di più errato!

Alla stessa stregua delle case non finite, le in-finite distese di terreni ulivetati sono il risultato di secoli di trasformazioni del territorio, il prodotto ultimo di quanto la mano dell'uomo sia riuscita a creare nel corso dei secoli. Il territorio "meridionale" è stato, almeno sotto l'aspetto botanico, plasmato dalle sapienti mani dei contadini. Quanto fin qui detto, non rappresenta semplicemente una mera curiosità, bensì è la dimostrazione concreta, palese e che ancora oggi perdura (salvo la squallida compravendita di cui sono oggetto i nostri “monumenti naturali”, che, di tanto in tanto, seguendo le nordiche rotte, abbelliscono qualche villa sul lago di Como) di come le nostre piante o, meglio, i loro frutti, dessero la possibilità al nostro Stato, sin dalla seconda metà del XVII secolo (l’era del capitalismo commerciale), di inserirsi nelle logiche commerciali del Vecchio Continente, intercettando gli sviluppi e le trasformazioni del mercato internazionale. Partendo dal gelso e dalla rinomata produzione serica, si arrivò alla coltura degli ulivi e, infine, degli agrumi. A differenza di quanto avveniva per la produzione di cereali, la piantumazione di alberi di ulivo giovò al territorio, sia per la crescente domanda dovuta all'incremento demografico, sia per garantire maggiore stabilità ai terreni vessati dalle fragili condizioni idrogeologiche.In Calabria, o meglio nelle Calabrie, l'espansione olivicola si diffuse rapidamente, creando delle zone ad alta specializzazione, come le aree di Gioia Tauro e Rosarno, giungendo, poi, fino alle pendici dell'Aspromonte. Anche sul versante Ionico, a Rossano e Cirò, si è assistito ad una prepotente ascesa di questa pianta, forte, resistente e longeva. La produzione di olio si accrebbe così notevolmente che, già a fine '700, si giunse, in qualche caso, a sorpassare il tradizionale e secolare primato pugliese. Secondo alcune fonti, a quell'epoca, la produzione olearia calabrese, arrivò da sola a rappresentare il valore pari a un terzo di tutta la produzione olearia del Regno.


Vincent van Gogh, "Ulivi con cielo giallo e sole" – "Oliviers avec ciel jaune et soleil" (1889) Minneapolis Institute of Arts 92,7 x 73,7 cm – Olio su tela


L'enorme produzione olearia delle Calabrie, viene analizzata da uno studioso, il Grimaldi, nei suoi "Studi statistici sull'industria agricola e manifatturiera della Calabria Ultra II", Stabilimento Librario-Tipografico di Borel e Bompard, Napoli 1845.



«Coltivazione estesa ed utile alla Provincia è quella degli ulivi: fu essa derelitta durante il decennio dal 1806 al 1815 (decennio francese, n.d.r.) talché gli uliveti, in parte, furono distrutti, e, in parte, vennero altrettanti boschi. Dopo quell'epoca, rianimato il commercio, si cominciò ad aver cura degli antichi uliveti, si fecero piantagioni novelle, ed attualmente pressocché in ogni sito sono progresso. Menonché in 14 comuni, da per tutto nella Provincia vien coltivato l'ulivo, del quale abbondano maggiormente le qualità dette ogliarole e rotondelle, che danno abbondante olio, e le celline, di cui se ne ottoene meno, ma di mogliore qualità [...]. In generale, di esse non si ha molta cura e si abbandonano alla propria forza di vegetazione [...]. La concimazione negli uliveti non si pratica da per tutto, e si esegue o facendovi dimorare le mandrie o mettendo letame in fosse fatte ai piedi degli alberi o soesciandovi il lupino.Perloppiù i terreni olivetati essendo seminati, non si fanno pegli alberi che quei lavori d'aratro o di zappa necessari al sottoposto terreno; e gli altri in cui si semina, si zappano in inverno, ogni 3 a 6 anni [...]. La potatura si fa inverno, in taluni siti non si esegue, in altri si fa male [...].La raccolta delle olive si fa generalmente quando queste son perfettamente mature, eccetto pochissimi proprietari che la eseguono pria di giungere a tal punto. Il frutto in parte si raccoglie da terra ed il rimasto sull'albero si fa cadere perticando i rami.Oltre il danno che dal sistema di abbattere e di raccogliere mature olive ne viene, vi è l'altro che deriva di tenerle pria della raccolta per circa un mese ammonticchiate e premute in luoghi sovente umidi e bassi [...]. I molini e i frantoi da olive, detti, volgarmente, trappeti, son difettosi. In fatti, la mola è larga un palmo e mezzo e con taglio poco aguzzo, per cui oltre ad essere pesante e di lento moto, richiede molta fatica per essere mossa e la triturazione delle olive non è ben fatta.Il prodotto dell'olio è di 19.523 botti, cioè cantaja 107.287 e rotoli 57 e 1/3, ed è poco men che raddoppiato nell'ultimo decennio, poiché, pria del 1835, il medio prodotto era di 10.623 botti; il prezzo di ducati 55 la botte. Finalmente gli uliveti può ritenersi che occupano 312.368 moggia del territorio della provincia, e sono nella maggior parte nel distretto di Catanzaro e nella minore, in quel di Crotone».


Come si evince dallo studio del Grimaldi, dopo la fase d'arresto del commercio all'inizio del XIX secolo, dovuto alle Guerre Napoleoniche, la crescita riprese negli anni a venire. La Calabria iniziò ad esportare sempre più olio, non solo nelle altre province del Regno, ma anche e soprattutto nei principali paesi europei. Il prodotto finito, il risultato del duro lavoro dei contadini calabresi era ricercatissimo dalle industrie del Nord Europa, specialmente dai saponifici di Marsiglia e dalle industrie tessili inglesi. Il cloth oil, l'olio per i panni, come veniva chiamato nelle lande anglosassoni, era destinato non al consumo alimentare, bensì utilizzato per la lavorazione dei tessuti nelle fabbriche e per la lubrificazione dei macchinari. Quindi, i difetti dell'olivicoltura calabrese dell'epoca, anche se da un lato, considerato lo sbocco commerciale che trovava comunque il prodotto (creando una sorta di circolo vizioso per cui da parte degli olivicoltori non v'era necessità di migliorare la qualità del prodotto) poteva giovare all'economia, col passare del tempo rappresentò un limite, specie quando la concorrenza dei paesi del Mediterraneo come la Spagna e il Maghreb, si fece più serrata, decretando la fine della stagione del grande primato calabrese durata quasi un secolo; secolo che, comunque, permise all'olio delle Calabrie di ritagliarsi uno spazio come protagonista di uno dei più grandi mutamenti che la Storia dell'Umanità possa ricordare.

Carlo Capocasale



NELLA FOTO: Vincent van Gogh, "Ulivi con cielo giallo e sole" – "Oliviers avec ciel jaune et soleil" (1889) Minneapolis Institute of Arts 92,7 x 73,7 cm – Olio su tela

Raggioni- Per le mercanzie che s'immettono dall'Inghilterra in questo Regno di Napoli. Il ricatto inglese

Verso la fine del 600 il console inglese Davies, faceva notare ai governanti Napoletani come tutta l'area mediterranea fosse in grado di offrire prodotti simili a quelli del Regno a prezzi migliori.

I mercanti inglesi trovavano conveniente esportare l'olio d'oliva dalle piazze "meridionali" solo perchè vi potevano vendere i loro panni di lana, per la cui manifattura lo stesso olio era acquistato.Il documento, accluso al dispaccio del console George Davies del 20 dicembre 1689, in State Paper Foreign, ci evidenzia a pieno il ricatto commerciale inglese.



Raggioni- Per le mercanzie che s'immettono dall'Inghilterra in questo Regno di Napoli



[...] le quattro case Inglesi che risiedono a Napoli, per non esserci altre in tutto il Regno, immettono nella Regia dohana, saie, scotti,scottini, panni,piomho,salume e altri sorte di mercantie di droghi, e altro, e pagando li diritti per quella Regia Dohana,facciasi il conto, conforme alli libri di essa si può riconoscere, che importano da docati novantamila l'anno, le quali mercantie, prohibendosi, sono perduti per la Retia Dohana[...]. Il prezzo delle suddette robbe, che dette quattro Case immettono in Regno, non solo non esce dal Regno, comprando aglio, vino, feccia, grano, sete e altro, e perché il ritratto di dette mercantie che immettono, non basta a pagare il prezzo della robba che estrahono,sono necessitati far entrare il denari, conforme fanno, facendo le tratte, cosî in Livorno, com'in Genova e Venetia. Osservandosi dalli contratti fatti per le compre d'aglio, che il prezzo, la metá pagani in tante polize di loro debitori, e spesse volte un terzo, e del restante ne fanno le tratte per le suddette piazze; onde il denaro delle loro robbe, che immettono, si vede, non esce dal Regno, ma anco ne fanno entrare... E osservasi i libri de Mezzani di cambii, che non trovará, che queste quattro Case inglesi pigliano à cambio da nessuno negotiante, má sempre traheno, e con il trahere, calano li cambii, perché quando vi sono lettere de cambiiper fuori ogni uno sa, ch é causa di calare li cambii.

domenica 24 febbraio 2013

Le Edicole Sacre di Napoli

Da oggi inizia una nuova collaborazione con Briganti.Rosario Ciuccio, esperto e "scovatore" di opere d'arte ormai abbandonate e sconosciute, ci invia il suo primo "pezzo" dedicato alle Edicole Sacre di Napoli.



Il centro storico di Napoli, con i suoi 1700 ettari di superficie, è il più vasto d’Europa. Attraverso le sue cattedrali, i suoi reperti archeologici, le sue regge, le sue piccole - ma non per questo meno importanti - opere d’arte, racconta il viaggio di una città che ha visto ben diciassette dominazioni straniere, altrettante rivolte popolari, eruzioni vulcaniche, rivoluzioni e terremoti.
Vi parlerò in particolare di quelle piccole grandi opere d’arte che costellano ogni piazza, ogni angolo, ogni vicolo del centro della città, vi parlerò delle Edicole Sacre di Napoli.
Esse raccontano le vicende quotidiane di un popolo profondamente religioso: considerate per troppo tempo solo un fenomeno religioso secondario, tali strutture stanno ritornando lentamente alla ribalta della critica antropologica; finite nell’oblio, le loro radici sono da ricondurre all’epoca greca, per poi attraversare tenacemente le grandi persecuzioni cristiane e i tabù dei tribunali ecclesiastici.
Le edicole votive, nate sotto forma di devozioni private e popolari, sono molte centinaia: angeli, santi e madonne, dipinti in raffinate nicchie ovali, rettangolari a tempio, oppure vere e proprie sculture presenti in quello stesso punto, da tempi immemorabili. Molte di esse sono anche sproporzionatamente grandi, costituendo delle vere e proprie pseudo-cappelle, come ad esempio nel caso dell’Edicola del Salvatore in via Trinità Maggiore, nei pressi della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Monteoliveto. Il primo libro sull’argomento risale al 1978: Lo Spazio Sacro. Per un’analisi della religione popolare napoletana; un testo che elencò per lo più quelle aree sacre presenti nel popolare rione di Montesanto, non lontano dalla ben più famosa via Toledo.
Le Edicole votive possono essere esaminate da un punto di vista di differenziazioni sociali, ambientali, artistiche, nonché per l’avvicendarsi attorno ad esse, di credenze e superstizioni che possono essere ancor oggi percepibili nella cultura popolare napoletana. Eppure tutto questo non è bastato a far sì che le istituzioni prendessero seriamente a cuore la questione di questi gioielli dimenticati, veri e propri figli dell’Oro di Napoli. Quei gioielli che oggi, più che mai, rischiano di finire nel dimenticatoio considerato che, l’incuria, ne sta cancellando lentamente le tracce. Il Comune di Napoli non possiede ancora un adeguato piano di salvaguardia, tutela e fruizione di tali strutture che molto spesso portano anche la firma di artisti del calibro di Mattia Preti e Luca Giordano; nonostante quei numerosi avvisi e rimproveri da parte dell’Unesco, in quanto ogni singola pietra del centro storico di Napoli è un patrimonio da salvaguardare e tutelare, non solo per i napoletani, non solo per gli italiani, ma per l’umanità intera. Il centro storico di Napoli è stato a tal proposito dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità nell’oramai lontano 1995, con la seguente motivazione:
“Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e aldilà dei confini di questa.”
Parole che dovrebbero essere prese alla lettera, parole che dimostrano che ogni singola chiesa, castello, reggia, edicola sacra di una città vecchia di 3000 anni, è un testimone di civiltà, arte e cultura da preservare ai posteri.




Rosario Ciuccio


venerdì 18 gennaio 2013

Dite solo che siamo 50.000




Briganti nasce il 15 febbraio del 2010 e tra non molto compirà tre anni.
Non potevamo ricevere, per il compleanno della pagina, regalo più gradito da tutti voi del raggiungimento dei 50.000 iscritti!
In principio, non avremmo mai immaginato di poter conseguire questi risultati: 50.000 iscritti? Un miraggio!
Poi, abbiamo visto il vostro numero aumentare sempre più in un rapporto di arricchimento e di crescita reciproci, per noi preziosissimo.
Dopo l’ingiustificato blocco della pagina, del mese scorso, abbiamo temuto di aver perso questo rapporto e di non poter proseguire il cammino condiviso verso il riscatto della nostra terra.
Alla fine, la pagina ci è stata “restituita” e come capitato tutte le altre volte in cui abbiamo incontrato delle difficoltà – e vi assicuriamo che è accaduto in questi tre anni – superarle ci ha resi più forti e determinati di prima, anche grazie al vostro sostegno ed aiuto.
La strada da percorrere è ancora lunga, certo, ma la distanza non ci spaventa, perché la percorreremo assieme a tutti voi.
Grazie Guagliu’
Grazie Picciòtti
Grazie Uagliù
Grazie Vagnoni
Grazie Figjioli
Grazie Briganti

mercoledì 26 dicembre 2012

La squadra di "scugnizzi" del P.G.S. Stabia e Briganti

Da ragazzino pensavo che se un Sacerdote piemontese aveva deciso di istituire opere di misericordia e di carità per gli scugnizzi del sud già a fine ottocento, ciò confermava che le problematiche sociali per i giovani dei nostri luoghi esistevano da sempre (come mi confermavano anche i libri sui quali studiavo).
Poi ho scoperto che Don Bosco già molto tempo prima aveva i suoi scugnizzi; solo che erano ragazzini piemontesi e si chiamavano “gugnin”, ed erano un’enormità per le vie di Torino, viste le condizioni di miseria e degrado in cui versava il popolo savoiardo.
E’ infatti da questo termine piemontese “gugnin” (monello) che deriva il napoletano “scugnizzo”.
Tuttavia, aver capito che i libri di scuola mi stavano imbrogliando, mi ha fatto anche apprezzare la figura di questo Santo, che ha amato e si è impegnato tutta la vita per ogni ragazzo come se fosse l’unico; “gugnin” o “scugnizzi”, bianchi o neri, ricchi o poveri che fossero erano tutti i Ragazzi di Don Bosco.
Oggi sono un volontario dell’associazione P.G.S. Stabia. Siamo quel che resta dell’ex oratorio salesiano San Michele di Castellammare di Stabia.
La nostra attività di volontariato sociale è rivolta al recupero di minori (e spesso anche adulti) a rischio dei nostri quartieri, in particolare del centro storico e di Scanzano, in collaborazione con la Parrocchia del SS.Salvatore a noi vicina.
Tale attività è ispirata alla vita, alle parole e alle opere di San Giovanni Bosco, ed al Suo fiducioso, smisurato e infinito amore per i giovani.
I RAGAZZI DI DON BOSCO a Castellammare oggi sono tanti, anzi troppi,ma sono bellissimi; e sono ovunque ma li incontra solo chi li vede; e sono maleducati ma per salutarti ti saltano addosso e ti danno un bacio; e non vanno a scuola ma non è mai stata una scuola fatta per loro; e se è vero come diceva Don Bosco che “… chi sa di essere amato ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani. Non basta amare i giovani; occorre che loro si accorgano di essere amati”.
In qualità di volontari della P.G.S. Stabia promuoviamo lo “Sport come vettore di regole da trasferire anche in altri contesti, come unico terreno fertile dove i ragazzi disagiati con modelli sbagliati possono trovare un confronto con ragazzi di diversa estrazione sociale”.
Perché in altri campi, come la scuola, ragazzi provenienti da famiglie indigenti o di stampo delinquenziale finiscono per subire ogni giorno confronti frustranti e vengono sempre più ghettizzati. Questa frustrazione sfocia spesso in un complesso di inferiorità che a sua volta si trasforma in rabbia e violenza, unico atteggiamento conosciuto perché sperimentato sulla propria pelle in strada e, ancor peggio, in casa.
Lo sport, invece, riporta ad un confronto sullo stesso livello ragazzi diversi per provenienza, ceto sociale e possibilità economiche, ridona fratellanza, condivisione e accettazione.
Questi ragazzi vivono quotidianamente il disagio della loro diversità sin da piccoli, subendola in modo particolare nel vedersi negata la possibilità di sentirsi alla pari degli altri anche nel gioco (diritto essenziale ed inalienabile di ogni bambino). Crescendo, la presa di coscienza di tale diversità assume dimensioni enormi ai loro occhi, perché filtrata anche attraverso tutto ciò che il mondo mediatico (pubblicità, cinema, televisione etc…) e le sue (nostre) false necessità sembra voglia regalare a tutti tranne che a loro.
Questa amara consapevolezza li fa sentire perdenti in tutto: scuola(a che vale studiare? L’unico modo che ho di avere quello che ha il mio compagno è di prendermelo con la forza!); sport (non sarò mai in grado di affrontare chi si può allenare tre volte la settimana su un campo vero e con un preparatore vero, se per tirare calci ad un pallone devo aspettare che il marciapiede si liberi dalle macchine), etc…
Il nostro scopo è quello di farli sentire alla pari con gli altri, e l’unico campo sul quale il confronto con gli altri non li penalizza è quello sportivo.
Il confronto e l’integrazione con ragazzi appartenenti a realtà sociali diverse sarebbe impossibile in campo culturale, scolastico, familiare o anche solo verbale.
Lo sport è l’unico territorio dove la competizione parte alla pari perché basata sul gioco e la voglia di divertirsi. In campo non bisogna dare spiegazioni sul perchè “…mamma non ti accompagna a scuola?, …. tuo padre dov’è? , …. perché piangi?, … perché bestemmi?”, etc.. ; in campo affronti il tuo avversario giocando come lui, come tutti gli altri bambini della tua età.
Solo allora ti sembra di respirare aria pulita; di avere degli amici; che il goal che hai fatto tu non lo avrebbe saputo fare nessun’altro; che forse vali quanto gli altri o ci potresti riuscire; che è vero che anche tu sei amato da qualcuno.
Solo allora cominci a credere che anche il tuo comportamento può aiutare a mantenere pulite le strade della tua città; che alcuni dei tuoi nuovi amici ti possono accettare per quello che sei perché tu vali più di quello che ti hanno fatto credere; che se a scuola impari a leggere, scrivere e parlare bene puoi cercarti un lavoro decente; che il goal che hai fatto non ti porterà a giocare da professionista , ma sarà un ricordo dolce, che durerà per sempre, incancellabile dalla memoria come lo è ogni momento di gioia vera; che è giusto amare perché tutti siamo amati.

Quest’anno non siamo riusciti a trovare nessun benefattore che volesse sponsorizzarci pagando i kit sportivi, quindi anche se “stamm’a disperate” , come tutti i poveri abbiamo la libertà. Infatti ci troviamo liberi di stampare sulle maglie ciò che vogliamo.
Per il gruppo di ragazzi che seguo io, ho scelto BRIGANTI e sono felice e orgoglioso che mi abbiano dato il consenso.

Purtroppo non potrò mai pretendere che i ragazzi capiscano l’importanza storica e il drammatico significato di ciò che portano scritto sul petto (anzi, paradossalmente, a molti di loro dovrò spiegare che non li sto autorizzando a delinquere), ma continuo a pensare che nessuno più di loro è figlio della nostra storia, e ne è inconsapevole ma vero portavoce.

Essere non è avere. Essere è fare. Viviamo in un’epoca, però, dove il verbo fare viene trasformato continuamente in farsi (farsi la macchina, farsi il telefonino, farsi il vestito, etc…).
Ma la verità è che siamo ciò che facciamo, non ciò che ci facciamo.
Chi vuole fare con noi, può aiutarci tramite i BRIGANTI.

“ Mi basta sapere che siete giovani, perché io vi ami assai!”
Don Bosco.

Un volontario dell’associazione P.G.S. Stabia di Castellammare di Stabia.

sabato 8 dicembre 2012

Le mani della censura su Briganti



È accaduto l'impensabile. Dalle ore 15:00 del 6 dicembre 2012, Facebook, arbitrariamente e senza nessun avviso o spiegazione, ha bloccato gli account degli 8 amministratori di Briganti.
Tuttora non ci sono notizie dallo staff di Facebook, che sembra ignorare anche la valanga di segnalazioni che sta ricevendo.
Forse il Compra Sud fa paura? Forse migliaia di persone che conoscono la vera storia dell'itaGlia fanno paura?
Lo staff di Facebook però non ha capito bene una cosa, Briganti non sono gli 8 amministratori, Briganti sono 46 mila amministratori!!
In attesa di sviluppi vi consigliamo di iscrivervi alla pagina provvisoria: BRIGANTI2

mercoledì 28 novembre 2012

Montesano sulla Marcellana (SA) dice no alla Stazione “di morte” Elettrica di 70.000 metri quadri




Il Comitato Cittadino “Nessun dorma” costituitosi contro la costruzione di quella che potrebbe essere una mastodontica Stazione “di morte” Elettrica di 70.000 metri quadri, ad altissima tensione, che dovrebbe essere realizzata a pochi metri dal popoloso centro abitato dove viviamo e dove vivono altre 3000 persone, nella frazione Scalo di Montesano Sulla Marcellana in provincia di Salerno, con la presente lettera, alle battute finali di un lungo percorso intrapreso per evitare la costruzione della suddetta stazione elettrica, CHIEDE L’AIUTO DI QUANTI POSSANO VENIRE IN NOSTRO SOCCORSO IN QUESTA LOTTA, DANDO AMPIA ECO AL NOSTRO GRIDO DI ALLARME!

Tutto è iniziato nel giugno della scorsa estate, nel 2011, quando, in molti, percorrendo la strada obbligatoria che collega le diverse frazioni del paese, notammo che si lavorava a ritmi serratissimi di giorno e addirittura di notte, con enormi sbancamenti di terra e dunque con un via vai di camion spropositato, ad un cantiere enorme, apparso all’improvviso dal nulla, al posto del quale, fino a qualche giorno prima vi erano dei campi agricoli fertilissimi, attraversati dal Fiume Imperatore e dal Torrente Pantanelle.
In quei giorni, nel pieno della calura estiva, nei vari bar e nei ristoranti, si incontravano gli operai che uscivano dal cantiere per la pausa pranzo, tutti provenienti da altre regioni d’Italia… facevano discorsi strani, lasciando afferrare delle frasi del tipo: “ questi sono dei pazzi!” oppure, rivolgendosi alla gente del posto, domandavano perplessi: “ma cosa vi state facendo fare?” o ancora “non abbiamo mai realizzato un’opera del genere così vicina al centro abitato! Prima, per bere un caffè dovevamo prendere la jeep e fare minimo cinque chilometri, adesso arriviamo al bar a piedi in cinque minuti!”. Queste affermazioni ci lasciavano sgomenti e la tensione non faceva che salire tra la gente, mentre i lavori dell’ignoto cantiere procedevano così repentinamente e rumorosamente da rendere impossibile anche il riposo notturno ai residenti.

Iniziando così ad insinuarsi in noi il sospetto che potesse trattarsi di un’opera non lecita, non avendo mai sentito parlare di grandi progetti per quella località, ci rivolgemmo subito ad alcuni consiglieri comunali ( insediatisi con le elezioni che si erano svolte non più di venti giorni prima) per chiedere spiegazioni. I consiglieri di minoranza, anch’essi alquanto turbati e ancora nella confusione del caos elettorale, iniziarono immediatamente ad acquisire informazioni…
Intanto l’estate si faceva sempre più torrida, molti partivano per le vacanze, rendendo la cosa più difficile, mentre il cantiere continuava a ritmi serrati anche in pieno agosto, addirittura lavorando anche la notte precedente il Ferragosto!
Dopo che la minoranza consiliare ebbe acquisito tutti i documenti e fatta richiesta di un consiglio comunale straordinario, tenutosi il 22 settembre 2011, capimmo definitivamente che stava accadendo qualcosa di molto grave, ad un passo dalla nostra vita… Il progetto in questione, si riferiva ad un ma si stava realizzando tutt’altro! Di fatto, il Parco Eolico non si sarebbe mai realizzato! Si, se ne era parlato, ma nel lontano 2006! E quel progetto parlava di in un posto lontano da lì almeno trenta chilometri, in piena montagna! Che senso aveva allora costruire una sottostazione di 70.000 metri quadri senza il Parco? Che senso aveva in quella località pianeggiante a ridosso di un fiume, dove non soffia un alito di vento e che molto spesso con le forti piogge si inonda?
Decidemmo di costituirci in un comitato cittadino che nel corso di quest’ anno, dal settembre 2011 al novembre 2012 ha intrapreso diverse azioni.
Con i nostri legali ed i nostri tecnici, tutti volontari, passammo le notti ad esaminare tutta la documentazione fornitaci dalla minoranza consiliare, saltarono subito all’occhio numerosissimi illeciti amministrativi, primo tra tutti l’abuso edilizio in un’ area sottoposta a vincolo paesaggistico
( ex legge 42/04 art. 142 – fascia di rispetto fluviale- vallone Pantanelle n. 126 elenco acque pubbliche ) per la quale non fu, né è mai stato rilasciato lo svincolo da parte della Soprintendenza ai beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno, Avellino e Benevento. In data 03/10/2011 il Comitato inviò un esposto alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per sollecitare i controlli su quanto stava accadendo, la Sovrintendenza repentinamente inviò al comune l’ordine di sospendere i lavori ( Comunicazione della Soprintendenza al comune di Montesano S/M per estendere l'azione repressiva dell'Ordinanza n.26/11 nota della Soprintendenza prot. 9342 del 3/10/2011). La stazione elettrica sarebbe stata prevista, in un’area sismica, a ridosso del fiume Pantanelle, con il muro di cinta a meno di tre metri dalle sponde del fiume.

Dalle indagini per la verifica delle autorizzazioni da parte della Regione Campania emerse immediatamente un gravissimo illecito, la mancanza della V.I.A. da parte della Commissione Ambientale della Regione Campania per il Comune di Montesano, mentre la stessa veniva rilasciata solo ed esclusivamente per il Comune di Casalbuono (territorio dove il progetto era originariamente previsto, in una zona di alta montagna).
Intanto, magicamente, nella Seconda Conferenza dei Sevizi datata 2 Febbraio 2010 ( tenutasi presso il Sevizio Regolazione dei Mercati della Regione Campania) la sottostazione elettrica del parco eolico denominato Montesano –Casalbuono, si trasformava in una mega stazione elettrica di “importanza strategica nazionale” a trenta chilometri di distanza dal luogo del progetto iniziale e nel pieno centro abitato di Montesano Scalo, frazione di Montesano S/Marcellana. Mancava inoltre il parere della Commissione Paesaggistica del Comune di Montesano; Il progetto non era mai passato al vaglio del Consiglio Comunale e veniva presentato su mappe catastali vecchissime, dove sembrava non esservi presenza umana a chilometri. Tutti i permessi acquisiti, continuavano a riferirsi al 2008, ovvero alla Prima Conferenza dei Servizi ( 11/09/2008) , prima del cambiamento totale del progetto e della sua delocalizzazione, l’unica comunicazione redatta e trasmessa nei verbali della Seconda CDS restava la seguente: 10/02/2010 (prot. comune Montesano) SBS comunica agli Enti della CDS e p.c. a Terna, che " A valle delle richieste avvenute nella CDS dell'11/09/2008, sono state apportate mere modifiche progettuali consistenti nello spostamento di poche decine di metri alcuni aerogeneratori" , pertanto trasmette in allegato la relativa documentazione integrativa a corredo del progetto definitivo già esaminato. Data la scarsa rilevanza delle modifiche al layout dell'impianto, SBS ritiene di poter considerare validi i pareri di competenza già espressi e notificati. Allega il progetto con la nuova S.E. datato Dicembre 2009.
Appena messi a conoscenza di questo mostruoso inganno, come comitato promuovemmo immediatamente una petizione popolare che raccolse in poco meno di 15 giorni circa 2000 firme! Che furono depositate in Comune e presso tutti gli Enti che avevano partecipato alle Conferenze dei Servizi tenutesi a Napoli, evidenziando la truffa ed il raggiro nel voler far passare una mega-stazione elettrica di raccordo e smistamento per l’energia nazionale, per la quale occorrono tra l’altro permessi ministeriali, per un piccolo parco eolico posizionato lontano, sulla dorsale di una montagna.
Consapevoli che si stava per compiere uno sterminio di massa, grazie al consulto con oncologi di fama e di pediatri, valutando le conseguenze che quel tipo di onde elettromagnetiche avrebbero avuto sulla salute di noi tutti organizzammo un importante convegno, che si tenne il 28 dicembre 2011 invitando come relatori vari tecnici e medici specialisti che scrupolosamente esaminando la situazione, avvallarono tutte le nostre preoccupazioni.
La petizione intanto raggiunse anche al Presidente della Repubblica, che tramite la Prefettura, ci espresse il Suo sostegno.
Da allora, l’intero paese, il Comitato e l’Amministrazione Comunale tutta, i paesi limitrofi e l’Ente Parco, si sono mobilitati con tutti i mezzi a disposizione per dire “NO” alla Stazione Elettrica in pieno centro abitato a Montesano Scalo e all’elettrodotto che ne deriverà!
Denunciando che non è stata effettuata nessuna preventiva ed adeguata campagna di informazione per la popolazione, né sull’opera costruenda né sulle misure di prevenzione che s’ intendono adottare contro l’elettrosmog a quella distanza ravvicinata con le case, le scuole di ogni grado, la chiesa e tutte le attività commerciali e, tenendo conto che il territorio di Montesano Sulla Marcellana si presta notevolmente ad uno sfruttamento turistico per la presenza della vicina Certosa di Padula ( cinque chilometri ) ed è zona di grande interesse paesaggistico e tenendo altresì conto della naturale vocazione termale del comune ( sorgenti S. Stefano) ed evidenziando che il medesimo territorio è stato già “massacrato” da una mastodontica Stazione di pompaggio Gas Snam, a monte nella frazione di Tardiano di Montesano.

Dal 27.11. 2011, i lavori restano fermi per via del sequestro cautelativo da parte della Procura della Repubblica di Sala Consilina, grazie alle denunce dei cittadini che si sono costituiti parte civile.. Ma la società costruenda ha fatto ricorso al T.A.R. Lazio contro il Comune e contro la stessa Soprintendenza.
Abbiamo coinvolto nelle nostre azioni di sensibilizzazione anche le Associazioni Italia Nostra, Legambiente, ed il Copat che stanno seguendo la nostra questione, ritenendo che “interventi così pesantemente incisivi sul territorio, sulla qualità della vita degli abitanti e sul paesaggio debbano necessariamente essere pianificati con attenzione e concordati con le popolazioni residenti coinvolte, prassi regolarmente ignorata su tutto territorio nazionale, per evidenti interessi economici. In Campania é scandaloso che la Regione continui a non pianificare il settore energetico e ad approvare vari imponenti impianti, in modo quanto meno discutibile e superficiale. Straordinariamente sconcertante e' però la possibilità che la realizzazione di una stazione elettrica di tali dimensioni non solo venga imposta alla popolazione ma non sia stata regolarmente autorizzata”.
Sono state sollecitate interpellanze alla Regione Campania, presentate dall’On.Pica con richiesta di annullamento per autotutela dell’autorizzazione, facendo emergere le inspiegabili incongruenze dell’iter amministrativo , che proprio in Regione trovano le loro origini.( Tale procedura è stata richiesta precedentemente anche dal tecnico comunale, con esito negativo). Ed anche alla Camera dei deputati, con la cortese disponibilità dell’On. Zamparutti membro della commissione ambiente alla Camera. L’interpellanza ha evidenziato le giuste preoccupazioni della popolazione di Montesano, sulle ripercussioni negative di un tale impianto, che, ripetiamo, non porterebbe alcun beneficio alla popolazione, ma aumenterebbe soltanto i problemi di salute tristemente noti a tutti.
E’ stato presentato dall’ing. Donato Cancellara ( responsabile della battaglia sulla stazione di Spinazzola) con il nostro assenso, il 21/01/2012 un dettagliato ricorso al Ministero ai beni culturali su problematiche emerse in diversi progetti di stazioni elettriche Terna nelle Regioni: Campania, Puglia e Basilicata. In esso si sottolinea che le stazioni di Montesano S/Marcellana, Ariano Irpino, Montemilone, Spinazzola hanno tutte un unico denominatore, sono tutte ubicate in aree vincolate dal punto di vista paesaggistico e archeologico.
Sono state inviate azioni di proteste al Ministero dello Sviluppo Economico contro il piano di sviluppo di Terna che individua la stazione elettrica di Montesano come opera strategica. Si precisa che la stazione elettrica di Terna S.p.A., PRIMA di una sua autorizzazione alla realizzazione, DOVEVA essere presente in un documento chiamato Piano di Sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN), predisposto annualmente da Terna S.p.A. e tale piano Doveva ricevere l’approvazione del Ministero dello Sviluppo Economico,(come precisato all’art. 9 comma 2 lettera d del Decreto del Ministro delle Attività Produttive 20 aprile 2005), ancora ad oggi non pervenuta.

Il 27 maggio 2012 si è tenuto un incontro pubblico sulla problematica “stazione elettrica” con raccolta fondi per coprire le spese per intervenire nell’udienza di merito al TAR LAZIO con un intervento ad opponendum dei cittadini , per portare a conoscenza del Tribunale le motivazioni dei cittadini e far conoscere la brutta storia fatta di raggiri e falsità.
Il 3 Luglio 2012, si è svolta presso la VII Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Campania, l’Audizione relativa alla stazione elettrica di Montesano sulla Marcellana, ubicata in località Pantanelle.
L’audizione, presieduta dall’ On. Luca Colasanto e voluta dall’ On. Donato Pica, ha visto la partecipazione del primo cittadino Dino Fiore Volentini, del referente del comitato “Nessun dorma” Arch. Teresa Rotella, il legale del comitato Avv. Monica Vassallo, dell’Ing. Michele Rienzo capoufficio tecnico della comunità Montana, delegato da quest’ultima.
Durante gli interventi, sono state illustrate le motivazioni legali che dovrebbero impedire la costruzione della stazione elettrica oltre ad un ausilio di documenti e materiale fotografico: una stazione, come accuratamente è stato sottolineato, non una sottostazione come contrariamente viene presentata.
Il comitato, ancora una volta ha ribadito,infatti, la mancata distanza a norma delle abitazioni e in particolare come il primo nucleo abitativo si trovi a 25 metri dall’ opera, addirittura inglobato in essa e di come non venga rispettata la distanza prevista per legge dalla stazione e la distanza fluviale.
Inoltre, non risulta reso il parere della Soprintendenza per i beni architettonici e del paesaggio di Salerno, per un’area posta a vincolo paesaggistico: in tal caso è escluso il silenzio assenso per il parere riguardante il VIA (Valutazione Impatto Ambientale) per il parere paesaggistico di competenza della Soprintendenza e per il parere ambientale della Provincia o Regione.
Il Presidente Colasanto si è impegnato a convocare in tempi brevi i responsabili degli uffici competenti per un doveroso confronto sulle tematiche illustrate.
Sentenza Prima Udienza TAR Lazio:
con ordinanza collegiale n. 6471/2012 il TAR del Lazio reputa sia necessario acquisire dalla Regione Campania copia del provvedimento di autorizzazione della stazione elettrica completa di tutti gli allegati grafici e descrittivi agli atti degli Uffici, con particolare riguardo a quelli relativi alla progettazione della stazione medesima. Dovrà, altresì, essere redatta a cura della Regione una relazione di chiarimenti circa le caratteristiche e la localizzazione della stazione elettrica di cui al progetto di Essebiesse Power srl.
Lunedì 29.10.2012 presso la VII Commissione Ambiente della Regione Campania si è tenuta la Seconda Audizione ad oggetto: Stazione elettrica di Montesano .
Erano presenti : il Comitato con l'avvocato Monica Vassallo,Teresa Rotella coordinatrice del Comitato, Angela Spenillo e Lorenzo Spenillo in qualità di proprietari e cittadini lesi. L'on. Donato Pica che aveva richiesto la convocazione d'urgenza prima della Seconda Udienza presso il Tar Lazio. Era presente inoltre per l'Assessorato all'Ambiente, il funzionario del settore Dott.ssa Pollinaro. Il risultato è stato strabiliante: la corretta documentazione della V.I.A. e la documentazione grafica allegata riconfermano chiaramente che la Sottostazione era ubicata nel Comune di Casalbuono. Inoltre ci è stato consegnato il resoconto integrale dell’audizione da poter consegnare al Tar , con le conclusioni dello stesso, dove si evince che come cittadini di Montesano abbiamo ragione da vendere!
Il 7 Novembre 2012, c’è stata la seconda accesissima e durissima udienza dinanzi il Tar del Lazio sezione di Roma, nel giudizio n. 8582/11 Reg. ric.
L'udienza pubblica tenutasi oggi al TAR del Lazio ha visto la partecipazione degli avvocati delle società TERNA spa ed ESSEBIESSE Power, parti ricorrenti e degli avv.ti del Comune di Montesano S/M e dei cittadini, parti resistenti. ASSENTI: Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Salerno ed Avellino, la Regione Campania e Legambiente.
La relatrice, dott.ssa Silvia Martino, ha palesato grande disappunto nei confronti del Comune di Montesano e della Soprintendenza in merito alla mancata impugnazione degli atti del procedimento nei termini di legge. Il Presidente Tosti ha mostrato enorme interesse per le ragioni dei cittadini che, a causa della "superficialità" mostrata dalla P.A. nel procedimento di autorizzazione, potrebbero subire una gravissima violazione del diritto alla salute. Il Presidente ha favorevolmente accolto, nonostante la irritualità, il deposito fatto dai cittadini costituiti, del resoconto verbale della VII Commissione Ambiente presso la Regione Campania relativo all'incontro del 29.10.2012, al quale hanno tra l'altro partecipato esponenti del Comitato, ma purtroppo, nessun esponente del Comune di Montesano e nel quale la dirigente del servizio VIA ha espressamente ammesso che sul progetto che si sta per realizzare la Commissione Ambiente non è mai stata convocata e che, pertanto, sul sito non esiste Valutazione di Impatto Ambientale. Occorre ricordare che TERNA si appresta a costruire una Sottostazione di trasformazione dell'energia elettrica da altissima a media tensione, su una superficie che si estende per 70.000 mq, 7 ettari, ad elevatissima emissione di onde elettromagnetiche, in zona vincolata ed antropizzata. Non possono essere fatte previsioni sui tempi dell'emanazione della sentenza. Si attende di conoscere il risultato, il quale, nella denegata ipotesi in cui dovesse essere negativo, si auspica da tutte le parti, sarà oggetto di impugnazione, dinanzi il Consiglio di Stato, da parte del Comune di Montesano S/M. I cittadini continueranno a battersi tenacemente per far valere le proprie ragioni sia davanti alle Autorità competenti, sia mediaticamente, cercando fino in fondo di difendere la propria salute ed il proprio territorio.
Il Sud dell’Italia, il nostro Sud, non può divenire una terra di tralicci, elettrodotti, stazioni elettriche come ha progettato Terna , con conseguente aumento di malattie mortali…
In questi giorni si sta decidendo il nostro futuro.
Abbiamo paura, tanta! Per la nostra vita, per i nostri affetti, per il futuro buio che potrebbe aspettarci, nessuno è più incentivato a fare progetti, ma dove potrà andare d’altro canto dopo aver investito i risparmi di una vita per comprare una casa?
Abbiamo paura che un Tribunale Amministrativo guardi solo al rispetto delle date e delle scadenze, ma non al valore della vita umana, senza dar peso a conseguenze disastrose ed irreparabili!
ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO, DI FAR CONOSCERE QUESTA STORIA FUORI DAL CONTESTO DELLA PROVINCIA, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
La portavoce del comitato Barbara Gallotto
La coordinatrice del comitato Teresa Rotella

venerdì 23 novembre 2012

Trentadue anni fa il Mezzogiorno sussultò

ASCOLTA AUDIO ORIGINALE DEL TERREMOTO



23 novembre 1980, ore 19:34: 90 secondi di paura, 6,9 gradi Richter, 679 comuni distrutti, 3.000 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati!
Possono sembrare numeri di una guerra o di un bombardamento, ma non è niente di tutto ciò.
A provocare tale immane strage fu il secondo terremoto più forte della storia d’Italia dopo quello di Reggio Calabria e Messina che superò i 7 gradi.
Siamo in Irpinia e in Basilicata, era una domenica sera, fredda, d’autunno inoltrato di trentadue anni fa; molta gente era in casa, pochi in strada, mentre a Balvano, in provincia di Potenza, la chiesa era gremita per la prima comunione dei bambini.
All’improvviso si sentì un boato terribile, interminabile che fece crollare tutto, edifici e speranze, e soprattutto spezzò vite umane.


La chiesa di Balvano crollò, seppellendo 66 bambini che erano lì per condividere un giorno gioioso.
Ma anche Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Calabritto e Senerchia vennero quasi rase al suolo.
Crollarono edifici a Potenza, ad Avellino, a Benevento, a Melfi e a Rionero, perfino nel centro storico di Napoli ci furono dei sussulti.
La scossa durò un minuto e mezzo e fu così forte che si avvertì in tutto il Centro-Sud, da Reggio Calabria a L’Aquila, facendo oscillare anche i palazzi di Roma.
Era l’inferno che, partendo dalle viscere della terra, si manifestava agli uomini impotenti di fronte a tale impeto distruttivo.
Lacrime e disperazione scesero come una nebbia su un’intera popolazione la quale si infittì nei giorni e nelle settimane successive per l’assenza, ancora una volta, dello Stato che non mandò i soccorsi con tempestività e i cittadini furono costretti a scavare a mani nude nelle macerie per salvare chi ancora era in vita.
Una radio locale di Avellino registrò la “voce del terremoto” casualmente, mentre stava componendo un mix di stacchi musicali su nastri da mandare in onda.
Una voce da ascoltare con rispetto, quel rispetto che l’uomo deve avere sempre per la Natura.ASCOLTA AUDIO ORIGINALE DEL TERREMOTO


VALERIO RIZZO

lunedì 19 novembre 2012

Gara di beneficenza "BRIGANTI e PINO APRILE per MORMANNO"















Comunicato stampa di Briganti
con la gentile partecipazione di Pino Aprile
e con il patrocinio del Comune di Mormanno (CS)

Presentano
Gara di beneficenza "BRIGANTI e PINO APRILE per MORMANNO"

che avrà inizio
lunedì 19 novembre 2012, ore 10:00
e terminerà
lunedì 24 dicembre 2012, ore 24:00

Le popolazioni dell'area del Pollino sono costrette a convivere con il terremoto a causa di uno sciame sismico che perdura da circa 2 anni.
Il 26 ottobre scorso, una scossa di magnitudo 5.0 ha provocato gravi danni nel comune di Mormanno e nelle zone limitrofe.
Il Sindaco Guglielmo Armentano ha chiesto al Governo il riconoscimento dello stato di calamità.

“BRIGANTI” con la partecipazione attiva di PINO APRILE per sensibilizzare l'opinione pubblica e rompere la coltre di silenzio su questa emergenza ha deciso di indire una gara, sulla propria pagina facebook, mettendo in palio una felpa "Briganti" e la primissima stampa del libro “Terroni” in lingua inglese diffuso nel Nord America con dedica personale.

Tutte le offerte perverranno direttamente all’Ospedale di Mormanno o al Comune, gravemente danneggiati dal recente sisma.

Solo al termine della gara si saprà chi si sarà aggiudicato la felpa Briganti e il libro messa in palio.
Ognuno potrà fare un’offerta a favore dell’Ospedale o al comune, tramite bonifico bancario
a favore di:

Comune di Mormanno Servizio tesoreria Fondi Ricostruzione Sisma 2012 - codice IBAN IT 86 S 07601 16200 001009362268
causale: contributo per i danni subiti dal sisma/ Gara Briganti

oppure

versamento su c/c postale N. 1009362268 intestato a: Comune di Mormanno, Servizio tesoreria Fondi Ricostruzione Sisma 2012
con causale: contributo per i danni subiti dal sisma/ Gara Briganti

dovrà poi inviarci copia del bonifico all’indirizzo e-mail gruppobriganti@gmail.com entro e non oltre il giorno Lunedì 24 dicembre 2012 alle ore 24:00
Chi avrà effettuato l’offerta maggiore vincerà la felpa messa in palio da Briganti, che gli verrà inviata all’indirizzo che in seguito ci indicherà.

Il nome del vincitore e la cifra da lui donata verranno pubblicati sulla pagina Briganti il giorno
Mercoledì 26 dicembre 2012 ore 18:00

PROGRAMMA
Lunedì 19 novembre 2102
Ore 10,00: Apertura della gara

Lunedì 24 dicembre 2012
Ore 24,00: Chiusura della gara

Mercoledì 26 dicembre 2012
ore 18,00: Ufficializzazione del vincitore e comunicazione della cifra raggiunta