martedì 24 luglio 2012

Come fece Garibaldi, con mille mercenari, a scardinare le difese del Regno delle Due Sicilie? Semplice, usò la "chiave inglese"!!!!!


Il brigante Alessandro Pasteu Arena ha iniziato un'interessante ricerca negli archivi del parlamento britannico e in particolare nei dibattiti della House of Commons, a partire dal 1832 fino al 1865. Incrociando il nome di Lord Palmerston con i termini Due Sicilie, Napoli o Sardegna, ha scoperte notizie veramente interessanti contenute in atti pubblici a tutti accessibili.
Ve ne proponiamo qualcuna, anzi, facciamo raccontare tutto ad Alessandro
"Ero scettico sui rapporti Savoia-Palmerston per vari motivi, ma quando ho letto sul Corriere del mezzogiorno del 1° gennaio 1888 (dalla biblioteca nazionale napoletana interattiva) che l'“amato” senatore Pica frequentò Lord Palmerston durante l'esilio, allora sono andato più a fondo. Sono andato sul sito del parlamento britannico (http://www.parliament.uk/) per poi spostarmi nella House of Commons (http://www.parliament.uk/business/commons/) e nei suoi archivi (http://hansard.millbanksystems.com/lords).
Digitando il nome di Palmerston è possibile visionare tutti i dibattiti cui egli prese parte dal 1850 (http://hansard.millbanksystems.com/people/viscount-palmerston).
Ho salvato tutti i documenti fino al 1865 nel cui titolo appariva un qualsiasi collegamento con le Sicilie, Napoli e il Regno di Sardegna.
Segnalo i documenti più importanti

· Le prime tensioni con l'Inghilterra nascono nel 1840
“Il visconte Palmerston ha ricevuto una lettera, datata 17 aprile, in cui c’è scritto che la rappresaglia è cominciata e che l’Hydra (Nave inglese, ndr) è approdata nel porto di Napoli”

· La questione delle miniere di zolfo
“Il visconte Palmerston dice:[…]Allo stesso tempo un’offerta simile è stata avanzata dal governo francese a quello napoletano. […]Questa offerta è stata accettata dal governo di Napoli. […]Gli ordini di rappresaglia non sono stati sospesi”

· I moti siciliani del 48-49 furono finanziati dall'Inghilterra
"Mr. Bankes dice: […] il permesso dato da lui (Palmerston, ndr) per il trasporto di materiali militare dai magazzini di Sua Maestà per l’ovvio uso dei siciliani insorti e per l’incoraggiamento dato a questi partiti che hanno formato il governo degli insorti”

· La proposta di Palmerston per legittimare gli accordi con i Savoia
House of commons - 26 marzo 1855, Il messaggio della regina - L'accordo militare con la Sardegna (http://hansard.millbanksystems.com/commons/1855/mar/26/the-queens-message-the-military#S3V0137P0_18550326_HOC_23)
“Lord Palmerston dice: Mi alzo, sir, per proporre al comitato una risoluzione per permettere a S.M. di adempire all’accordo che, attraverso un trattato, ha stipulato con il re della Sardegna. .[…]Siamo ricorsi al parlamento per permettere a S.M. di accettare il servizio volontario di guarnigione di una porzione della sua “Militia” nel Mediterraneo. […] Secondo tale trattato, la Sardegna s’impegna a fornire una forza ausiliaria di 15.000 uomini per cooperare con gli eserciti di Inghilterra e Francia […] Ma siccome l’invio di un esercito di tale portata ad un paese lontano deve essere necessariamente accompagnato da una considerevole spesa, è stato accordato da S.M. e dal governatore della Sardegna che tale spesa debba essere accordata dal parlamento per permettere a S.M. di anticipare 1.000.000 di sterline alla Sardegna per sostenere la spesa di tale spedizione. La Sardegna deve pagare il 4% di interessi sul prestito. […] Il prestito è di 1.000.000 di sterline quest’anno e 1.000.000 il prossimo anno”

· Rimorsi sulla brutalità dei mezzi, prova dell'inumanità dei soldati savoiardi
“Sir George Bowyer dice:[…]Sono stato recentemente informato che l’Arcivescovo di Amalfi è morto e che il suo corpo si trovava nella cattedrale; e che, mentre il funerale era cantato dal clero, un gruppo di rivoluzionari è entrato nella chiesa brandendo dei pugnali e hanno ripetutamente colpito il corpo del prelato. Sono stato anche informato […]che le tombe della famiglia reale nella chiesa di Santa Chiara erano sul punto di essere attaccate e violate dal partito rivoluzionario, e si crede che la polizia piemontese volesse appoggiare questo oltraggi”

Questi sono solo un minimo numero della mole totale dei discorsi nelle faccende unitarie. In tutto ho raccolto circa 80 documenti riguardanti Palmerston. Tali documenti sono degli anni 1832, 1840, 1847, 1848, 1849, 1850, 1851, 1855, 1856, 1857, 1859, 1860, 1861, 1862 

Alessandro"

Dopo aver letto questi passaggi, qualcuno crede ancora alla favoletta dei Mille valorosi e del condottiero alto biondo e dal bianco cavallo?
Francesca Di Pascale - Briganti





domenica 8 luglio 2012

DIALOGO TRA LA REGINA VITTORIA ED IL LORD DELLO SCACCHIERE

E' una realtà romanzata che si basa sulla fobia di Vittoria su tutto ciò che riguardava la sfera del sesso ed annessi.
Che sul mare ci fossero alcune cannoniere inglesi per bloccare la flotta borbonica è risaputo, come pure sono note le mire della Corona Inglese sulle ricchezze estrattive e manifatturiere del Regno di Napoli.
Ciò che ho scritto vuole porre l'accento sul fatto che, purtroppo, quando un popolo si muove e combatte credendo nei suoi ideali, alle spalle ha una schiera di farabutti a manovrarlo. Il racconto resta immaginario ma vuole focalizzare l'attenzione sui prodromi dello scempio che hanno fatto i Piemontesi del nostro Sud.
Discendo da una famiglia repubblicana e liberale: Luigi Verneau è martire della Repubblica Partenopea, avendo piantato l'albero della libertà a Ponza , venne prima impiccato e poi passato a fil di sciabola nel Castello d'Ischia.


Vittoria:  Dunque sir Rudolph, cosa c'è di tanto importante da distogliermi dal mio sonnellino pomeridiano ? Ringraziate il Cielo che la primavera mi rende più tollerante, ben altri personaggi hanno interrotto la mia siesta in passato, ed ancora si leccano le ferite.

Rudolph: Maestà, se non fosse cosa che potrebbe rendere imbarazzo alla Corona, mi sarei ben guardato dal...

Vittoria: (OCCHIATA SEVERA DELLA DONNA) Vi prego,venia. mo al sodo.

Rudolph: Si, certamente. Sì tratta di sir Cedric Rosebery, da me mandato in Italia a sondare le capacità di quell'avventuriero, quel tale Garibaldi....

Vittoria: (CON TONO DI DISGUSTO)…Garibaldi…Garibaldi…
Ah ! Si, Giuseppe Garibaldi, nome
Da stalliere !

Rudolph: Ecco, si, proprio lui. L'uomo che, su mio consiglio, ed a malincuore,
Vostra Maestà dovrebbe convincere ad aiutarci a scalzare i Borbone
dal loro trono.
Comunque pare che sir Cartridge si sia talmente innamorato di quel
paese, da essersi fatto costruìre una villa sul mare di Napoli.



Vittoria: Ebbene, come tutto ciò potrebbe crearCi imbarazzo ?

Rudolph: Sìr Cedric, tornando a Londra, ha portato con se un osceno oggetto
che, mascherato da virtù e capacità igienico sanitarie, serve solo a
turpi e riprovevoli pratiche.
Vittoria: Cosa state cercando di dirmi, di cosa si tratta...?

Rudolph: Di qualcosa che perfino la Chiesa di Roma ha messo all' indice, è il
famigerato bidet.

Vittoria: Continuo a non capire...

Rudolph: Perdonatemi se vi turberò... Dunque è una piccola tazza in guisa di un
OTTO aperto all`incrocio in modo che vi si possa sedere esponendo
le pudenda....

Vittoria: My God ! E a quale scopo ?

Rudolph: La ragione ufficiale è quella di lavarsi con ... (CALCANDO SUL TERMINE ) cura
... le parti intime. Chiaramente, sia la... posizione, che l'insistenza del passarsi le mani sulle parti provocano quel che.... provocano !

Vittoria: È una ...una ... porcheria assurda ...8... (DETERGENDOSI IL SUDORE IN FRONTE E SOPRA IL LABBRO SUPERIORE) ...voi siete certo dl ciò che dite ...?








Rudolph: Si, ma non è tutto.
A dire dei medici del VICTORIA HOSPITAL, l'uso di un detergente, tipo il sapone, rende ancora più... vergognosa la pratica in quanto le proprietà oleose dello stesso, lubrificano le parti, facendo si che un peccaminoso languore si impadronisca del malcapitato che si troverà, suo malgrado, a mescolare con il sapone i suoi umori corporei
.... Maestà, ma cosa avete... , state sudando copiosamente.... ....siete vittima di vampate di calore .... chiamo subito il vostro medico....
Vittoria: No !.. No, sto meglio ....
Ebbene, questa è la goccia che fa traboccare il Vaso.
Che sia convocato subito il Garibaldi, gli si dia il massimo appoggio per terra e per mare al fine di conquistare i Regno delle due Sicilie ed impadronirci finalmente delle miniere di zolfo della Sicilia e dei setifici di Caserta.
II Garibaldi ha mano libera, può, se vuole, ma-scherare í nostri disegni appoggiando quei morti di fame dei Savoia ad impadronirsi dell'Italia del Sud.
Ma, sia perentorio, l'Avventuriero dovrà distruggere tutti questi luridi vasi, e i Governatori che nominerà dovranno essere affiancati da nostri notabili che diseduchino le genti all' uso dì questo... BIDET !
Rudolph: ( SUONANDO IL CAMPANELLO) Chiamo subito un messo...
(AL GIOVANOTTO CHE ENTRA) Fate convocare subito lo Stato Maggiore della Corona, parlerò loro fra due ore, via, veloce! (IL GIOVANE FA PER AVVIARSI) Un momento.....
(GLI SI AVVICINA) ... Passa per casa mia... avverti che sta per arrivare un collo dall' Italia .... è una ceramica molto preziosa ...deve essere portata subito ed in
gran segreto nel mio bagno personale... Mi raccomando!
E non una parola!

Sergio Verneau 2004



domenica 1 luglio 2012

Gli eurobond che fecero l'Unità d'Italia quando il Regno di Napoli era come la Germania

ARTICOLO TRATTO DAL SOLE24ORE DEL 30/06/2012


Il vertice europeo di fine giugno ha cancellato gli eurobond dall'agenda. Almeno per ora. Angela Merkel è stata drastica: «Mai finchè sarò viva» aveva detto in pubblico qualche giorno prima. Chissà se la cancelliera tedesca aveva avuto il tempo di leggere lo studio di Stéphanie Collet, storica della finanza della Université Libre de Bruxelles che è andata a spulciare negli archivi delle Borse di Parigi e Anversa per studiare l'unico precedente assimilabile agli Eurobond: l'unificazione del debito sovrano dei sette stati che 150 anni orsono, su iniziativa del Piemonte e sotto tutela di Francia e Inghilterra, costituirono il Regno d'Italia.
Nella storia dello stato moderno è l'esperienza storicamente più vicina al faticosissimo tentativo di dare maggiore consistenza politica all'Unione europea, anche attraverso l'integrazione delle politiche economiche e fiscali, compresi debiti sovrani dei 17 paesi dell'euro. Un precedente prezioso, secondo la Collet, per cercare di capire – mutatis mutandis - come potrebbero comportarsi i mercati finanziari di fronte all'unificazione del debito pubblico dei paesi della zona euro. «Come l'Italia di allora, l'Europa oggi è fatta da stati eterogenei, con economie di dimensioni e condizioni diverse, che parlano lingue diverse e hanno sistemi di imposizione fiscale separati» ricorda la studiosa.
Grazie al fatto che anche dopo l'unificazione i titoli del Regno d'Italia conservarono fino al 1876 l'indicazione della loro origine (per esempio, ad Anversa le emissioni del Regno delle Due Sicilie erano indicate come "Italy-Neapolitean") la Collet è riuscita a ricostruire le serie storiche dei prezzi settimanali tra il 1847 e il 1873.
Un lavoro certosino di raccolta manuale dei dati dagli archivi e dai database originali per capire come si sono mosse le quotazioni, prima e dopo l'unità, politica ed economica. 25 emissioni suddivise in quattro gruppi: Regno di Piemonte e Sardegna, Lombardo-Veneto, Due Sicilie e Stato Pontificio.
La prima cosa che balza agli occhi è lo spread (anche allora!) tra i rendimenti dei diversi gruppi di bond prima e dopo l'Unità. Quelli del Regno delle Due Sicilie (che erano un quarto del totale) prima del 1861 pagavano i tassi più bassi: 4,3%, 140 punti base in meno delle emissioni papali e di quelle piemontesi (che rappresentavano rispettivamente il 29% e il 44% del debito unitario dopo la conversione) e 160 in meno rispetto a quelle Lombardo-Venete (che però erano solo il 2%).
Insomma, a voler utilizzare le categorie di oggi, il Regno di Napoli economicamente era per l'Italia quello che oggi la Germania è per l'Eurozona. «Come il Regno di Napoli prima dell'integrazione del debito sovrano, la Germania di oggi è l'economia più forte dell'eurozona e beneficia del costo del debito più basso in assoluto» scrive Collet. Considerazioni, queste, che faranno storcere il naso a molti, ma sicuramente non di parte. Del resto, come ricorda Collet, Napoli era di gran lunga la città più importante del neonato Regno d'Italia. E le regioni del Sud avevano una discreta struttura industriale, un'agricoltura fiorente sia pure basata sul latifondismo, e importanti porti commerciali.
Subito dopo il 1861, però, lo scettiscismo dei mercati nel processo unitario italiano impose un "risk premium" comune a tutti i bond degli stati preunitari, anche a quelli che fino a quel momento avevano goduto di maggiore fiducia e dunque di rendimenti più bassi. Proprio quello che oggi la Germania teme possa avvenire con gli eurobond: l'anno successivo, infatti, i rendimenti dei titoli convertiti in "Regno d'Italia" si allinearono ben al di sopra dei tassi precedenti, al 6,9%. Per gli "Italy – Neapolitean" 260 punti base in più che diventarono 460 nel 1870, per poi cominciare a ripiegare dopo il 1871, quando cioè l'annessione di Venezia e di Roma e il trasferimento della capitale nella città del papato convinsero gli investitori, e non solo, che l'Unità era ormai irreversibile. L"Italia" non era più una mera "espressione geografica", come l'aveva definita Metternich nel 1847, ma dopo tre guerre d'indipendenza e più di vent'anni di manovre diplomatiche era diventata uno stato unitario. «L'integrazione dei debiti sovrani era stato uno strumento per portare avanti l'integrazione politica, come sarebbe oggi per l'Europa» afferma Collet, ma nota anche che «un aumento del premio di rischio aggraverebbe la crisi del debito che sta vivendo l'Europa piuttosto che risolverla.
Significherebbe che, se fossero introdotti gli eurobond, la Germania perderebbe il suo rating elevato». Questo portava Collet a definire, già nei mesi scorsi, «remote» le speranze di vedere nel breve termine un mercato integrato dei titoli di debito dell'eurozona. Nel lungo termine, invece, i risultati della ricerca sul caso italiano dimostrano che «nel tempo i rendimenti dei titoli diminuirono». Alla luce di questo, oggi la domanda è: quanto tempo ci vorrà perché anche l'Europa sia considerata come un blocco unico e in grado di dotarsi di un vero e proprio piano di salvataggio per l'euro? Per l'Italia ci volle all'incirca un decennio. Considerato che quella italiana fu un'annessione anche militare e quella europea è un'integrazione consensuale, e che i mercati dei capitali si muovono a ritmi diversi rispetto alla seconda metà dell'800, anche Collet concorda che un aumento del costo del debito nel breve termine sarebbe un prezzo che potremmo permetterci di pagare se avessimo la certezza di avere, tra qualche anno, un'Europa più unita. Ma questa certezza nessuna ricerca, per quanto accurata, potrà mai darla. Serve, forse, la capacità di andare oltre il breve periodo, di guardare un po' più lontano rispetto alla prossima scadenza elettorale, superando la "veduta corta" che per Tommaso Padoa Schioppa è stata «la radice» della crisi.

ARTICOLO TRATTO DAL SOLE24ORE DEL 30/06/2012