Il piemontese Lorenzo Del Boca a pag. 8 del suo ormai classico volume Maledetti Savoia (Piemme, 1998), comincia ad elencare i falsi episodi, i luoghi comuni, le leggende costruite dall'iconografia ufficiale circa la storia del Risorgimento italiano come viene ancora oggi studiata da scolari e studenti sui testi scolastici.
Nel
medesimo volume si scopre così ad esempio, come il Regno Borbonico
delle Due Sicilie non fosse affatto arretrato e sottosviluppato come la
propaganda successiva all'unificazione volle dipingerlo. Scrive sempre
Del Boca: «...Il Meridione riceveva gli ospiti in saloni arricchiti da
arazzi, serviva vini pregiati in cristallerie delicate, proponeva
tavole imbandite con pizzi e vasellame di Capodimonte. A Torino usavano
ancora i piatti di legno. Il Sud conservava la raffinatezza culturale
greca e araba e l'Università di Filosofia - fra docenti e studenti -
poteva annoverare il meglio dell'”intelligentia” del tempo. Al Nord
parlavano un dialetto venuto dai barbari d'oltralpe. Nelle province
napoletane si lavorava il ferro, la ceramica, i filati. Le fabbriche di
Pietrarsa e l'Opificio Reale rappresentavano il maggior complesso
siderurgico dell'Europa del sud, in grado di reggere la concorrenza con
Austria e Prussia. Erano dotati di un motore a vapore capace di
sprigionare energia per 160 cavalli. Ci lavoravano 1000 operai e altri
7000 vivevano dei manufatti dell'indotto. La fonderia Orotea di
Palermo, di proprietà della famiglia Florio, era conosciuta nel mondo
per i prodotti di precisione e impegnava 600 operai. Venne poi
smantellata per lasciare spazio all'Ansaldo di Genova. Il mercato
tessile era saldamente in mano al Meridione. Lo stabilimento di
Piedimonte d'Alife, dello svizzero Egg contava 1300 operai 36 filatoi e
500 telai. La maggiore filanda del Nord, la Conti di Milano, impiegava
415 operai.
“ll sud aveva costruito le industrie di Scafati di
Mayer e Zollinger, quella di Pallenzano e quella di Salerno. A San
Leucio, su 80 ettari di terreno, sorse la più imponente seteria di quei
tempi. Il gruppo industriale Guppy, con il socio d'affari Pattison,
avviò un'azienda a Napoli per la costruzione di macchine agricole e
locomotive a vapore: trovarono posto 1200 dipendenti. Cinquecento
metalmeccanici operavano nella Real Fonderia di Castelnuovo,
altrettanti nella Reale Manifattura di armi a Torre Annunziata.
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