Civitella del Tronto è un comune del teramano (Abruzzo Ulteriore I)
che sorge a 589 metri sul livello del mare su di una rupe di travertino
ed è sovrastato da una imponente fortezza, simbolo della cittadina e
della sua storia.
La Fortezza
La
Fortezza di Civitella è una delle più rilevanti opere di ingegneria
militare della penisola: si estende sulla sommità di una cresta rocciosa
per una lunghezza di 500 metri circa; una larghezza media di 45 metri e
con una superficie complessiva di 25.000 m2.
Il primo
nucleo del forte, probabilmente un castello, risale all'anno mille, ma
la struttura militare iniziò a delinearsi in epoca sveva e poi angioina
(XIII secolo), assumendo vieppiù rilevanza strategica data la vicinanza
al confine con il nascente Stato Pontificio. In epoca aragonese e
spagnola, la fortezza subì modifiche ed ampliamenti sino ad raggiungere
l'attuale conformazione.
Gli assedi
Nel
1557, durante la Guerra del Tronto, fu posta d'assedio dai francesi
alleati con Papa Paolo IV. L'assedio, feroce e violento, non riuscì a
far capitolare la fortezza, anche grazie alla valorosa resistenza che il
popolo della cittadella riuscì a mettere in atto. L'eroismo dei
civitellesi fu ricambiato da Napoli con l'esenzione dagli oneri fiscali
per quarant'anni e con il restauro, a spese del demanio regio, degli
edifici e della fortezza. Inoltre, nel 1589, Filippo II di Spagna,
sempre per lo stesso episodio, elevò Civitella al rango di Città e le
conferì il titolo di Fidelissima.
Nel
1798 e nel 1806, la Fortezza venne nuovamente assediata dalle truppe
Francesi. Nel 1806, la difesa dalla cittadella era affidata al maggiore
irlandese Matteo Wade, che riuscì, eroicamente, a resistere contro le
ben più numerose truppe Napoleoniche, capitolando, onorevolmente, solo
dopo quattro mesi d’assedio. Gli assedi del 1798 e 1806 danneggiarono
non poco le strutture, al punto che nel 1820 la Fortezza fu
completamente restaurata mantenendo però il suo carattere
rinascimentale.
Nel 1861, Civitella fu protagonista
dell’ultima battaglia per la difesa dell’indipendenza delle Due Sicilie.
Dopo aver attraversato i territori pontifici e parallelamente alla
Battaglia del Garigliano ed all'Assedio di Gaeta, l'esercito piemontese,
nell'ottobre del 1860, strinse d'assedio Civitella.
L'eroica resistenza
La
resistenza civitellese fu tenace e stava dando i suoi frutti, tanto
che, il 6 dicembre 1860, dopo diversi insuccessi da parte sabauda, gli
assedianti furono costretti a ripiegare, ritirandosi dalle montagne
circostanti il paese. Gli attacchi ripresero solo dopo che le fila
piemontesi furono ingrossate da diverse compagnie militari giunte a
sostegno e da una consistente sezione di artiglieria, grazie alla quale
lo scontro riprese ancor più duramente. Nonostante ciò la fortezza non
si arrese. Il 6 gennaio 1861, però, le truppe sabaude vennero totalmente
sostituite e furono emessi alcuni durissimi bandi contro i civili. La
situazione fattasi estremamente critica fu causa di tensioni tra i
soldati borbonici: vi erano elementi intenzionati ad arrendersi ed
elementi intenzionati a continuare la difesa del forte: sebbene alcuni
reparti si arresero abbandonando la fortezza, a prevalere fu la volontà
di chi voleva resistere, e la tenacia di questi soldati fu seconda solo a
quella degli abitanti di Civitella: i civitellesi, infatti, si
schierarono eroicamente a difesa della loro città.
Il 15
febbraio un violentissimo bombardamento provocò gravi danni e perdite
tra i civili, ma la fortezza non diede cenno di resa. Dopo la caduta
delle piazzeforti di Gaeta e Messina, però, l'offensiva sabauda poté
concentrarsi su Civitella. Il 17 marzo 1861, a Torino, veniva proclamato
il Regno d'Italia, ma Civitella continuava a resistere, continuava ad
essere l'ultimo lembo di terra delle Due Sicilie ancora indipendente.
Questo era intollerabile per Casa Savoia: così l'esercito del nuovo
Regno d'Italia rafforzò l'offensiva riducendo allo stremo civitellesi e
soldati. Nonostante ciò, anche quando giunse il messaggio di Francesco
II che comunicava la resa ed ordinava di deporre le armi, gli assediati
non vi cedettero e rifiutarono di consegnarsi al nemico.
L'epilogo
Seguirono
due giorni di terrificanti bombardamenti. Fu una battaglia terribile in
cui l'esercito italiano bombardò la fortezza per spegnere la resistenza
degli ultimi reparti di soldati meridionali. Alle ore 11 del 20 marzo
1861, gli assediati giunti allo stremo delle forze si arresero. Dopo la
firma della capitolazione, i vincitori presero possesso del forte
issando il vessillo sabaudo. L’ultimo fiero ed eroico baluardo delle Due
Sicilie resistette strenuamente fino all'ultimo e si arrese ai
piemontesi solo quando la ragione prevalse sulla passione, solo quando
consapevoli che l’epilogo sarebbe stato una carneficina, si volle
evitare di spargere altro sangue.
Il 21 marzo 1861, Cavour
comunicava alle corti inglese e francese la caduta di Civitella: anche
l'ultimo ostacolo alla legittimazione del nuovo stato italiano era stato
eliminato. Il 22 marzo, dal ministero della guerra di Torino, giungeva
lo scellerato ordine di distruggere la fortezza e la plurisecolare cinta
muraria angioina della città. In questo modo barbarico si faceva pagare
la fedeltà dei civitellesi al vessillo duosiciliano e ed il coraggio
della valorosa guarnigione, colpevole di aver fatto esclusivamente il
proprio dovere. Molti dei reduci furono deportati nei "campi" piemontesi di Savona e Fenestrelle, da dove non fecero più ritorno.
Da
quarantuno anni, ad ogni anniversario di quel giorno infausto, donne e
uomini orgogliosi dell'eroismo dei propri avi commemorano i caduti di
Civitella e rendono omaggio alla memoria di chi ha combattuto per la
libertà della propria terra.
AnTuDo
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