Più volte, generalizzando, si è detto che la colpa più grande del fallimento delle politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno sia da attribuire alle popolazioni meridionali, che hanno aggiunto al loro scarso spirito di iniziativa una gestione clientelare e poco chiara degli incentivi. Lo scopo di questo studio non è quello di portare una difesa delle popolazioni meridionali, ma di cercare di chiarire che del problema meridionale si è fatta carico l'intera comunità nazionale, con una gestione centralistica delle politiche e delle risorse per il Mezzogiorno.
Quindi non è stato solo un "fatto meridionale", nè una sorta di "beneficenza" delle regioni più ricche verso quelle più povere.
Piuttosto, quello che le popolazioni meridionali, sbagliando, hanno sempre interpretato come un patto nazionale di tipo "solidaristico", si rivela oggi per ciò che realmente è stato e continua ad essere: un patto tra "poteri forti" della nazione.
Molti accreditati studiosi sembra facciano a gara, in questi ultimi anni, a dimostrare, dati alla mano, quanto siano stati ingenti i trasferimenti di risorse finanziarie dalle regioni settentrionali a quelle meridionali, a tutto danno delle prime.
Allora è il caso di chiarire l'equivoco di fondo che, intromessosi sin dall'inizio del dibattito, rischia, a nostro giudizio, di falsare completamente il reale svolgimento dei fatti: non è mai esistito alcun trasferimento diretto di fondi dal Nord al Sud, ma politiche di redistribuzione della ricchezza nazionale.
L'enfasi posta sullo Stato come semplice "dislocatore" di risorse dalle regioni settentrionali a quelle meridionali contribuisce solo ad occultare le gravissime responsabilità che sia lo Stato centrale sia il Nord hanno nel mancato sviluppo economico di una parte del Paese.
Quella che avrebbe dovuto essere una politica correttrice degli squilibri territoriali è servita alla strutturazione di un mercato protetto per le imprese del Nord.
Nelle regioni meridionali le varie forme in cui si è realizzata la politica di intervento straordinario sono, da sempre, associate ad una rapida crescita dei consumi e ad un forte aumentodel flusso delle importazioni dal Nord.
Si è, insomma, sostituita ala politica regionale quella che possiamo definire come un'anomala politica "protezionistica", che richiama alla memoria logiche economiche dei paesi coloniali dello scorso secolo.
All'origine di questa strategia "assistenziale-domandista" c'è sicuramente l'alleanza tra classe politica meridionale e grande impresa del Nord.
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